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Conte intervistato da Travaglio: "Votavo Pd fino al 2013"

Conte intervistato da Travaglio

Dalla questione migranti alle sue passate simpatie politiche, dalla legittima difesa al curriculum "gonfiato".

Dopo più di un mese di governo durante il quale ha mantenuto un profilo basso, Giuseppe Conte ha accettato di rilasciare un’intervista. La penna è quella di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, testata, secondo molti, particolarmente vicina al Movimento Cinque Stelle. Il premier ha risposto a numerose domande che spaziano dal suo famigerato curriculum alla questione migranti, dall’umanità di Salvini alle sue passate simpatie elettorali.

Intervista a Giuseppe Conte

È il presidente del Consiglio dei Ministri, una delle più importanti cariche dello Stato, eppure Giuseppe Conte sembra essere quasi un subalterno dei due protagonisti della scena politica, Salvini e Di Maio. Lo incalza così Marco Travaglio, chiedendogli il motivo che si cela dietro all’atteggiamento schivo e riservato. “Parlerò un po’ di più, ma solo quando avrò qualcosa da dire di concreto su quello che sto facendo”, risponde il primo ministro, aggiungendo che “nessun premier si sceglie da solo” come giustificazione al suo mancato protagonismo politico. Anzi, continua, “avere al mio fianco i due leader dei partiti di maggioranza è persino un vantaggio, perché mi evita le liturgie dei vertici di coalizione e rende più diretto il confronto e più spedito il percorso del governo”.

Salvini e i migranti

Impossibile non parlare di quello che è il tema più scottante per il governo gialloverde: la questione migranti. Solo un accenno alle critiche avanzate al ministro dell’Interno: Salvini “non è indifferente ai valori di umanità“, è il breve commento del premier. Conte preferisce spostare l’attenzione sull’Europa e sulla necessità di coinvolgere l’Unione nella gestione delle rotte nel Mediterraneo. “Ieri sera ho scritto la seconda lettera a Juncker e Tusk“, racconta il premier, “per chiedere che quel che è avvenuto domenica diventi una prassi, affidata non più alle nostre telefonate ai partner, ma a un gabinetto o comitato di crisi sotto l’egida della Commissione Ue, che poi si faccia mediatrice con i vari governi”. Riguardo il caso Open Arms, definisce “inaccettabile che una Ong incolpi il governo italiano”.

La legittima difesa

Ma sul tavolo del governo ci sono anche altri dossier, come quello della legittima difesa. A chi accusa l’esecutivo di voler trasformare l’Italia in un Paese dal grilletto facile, risponde: “Non daremo incentivi a farsi giustizia da soli, ad armarsi tutti o a sostituire la difesa delle forze dell’ordine con l’autodifesa personale”. L’obiettivo delle nuove norme volute dalla Lega sarà quello di “risparmiare a chi davvero spara per difendersi il calvario dei vari gradi di giudizio”.

Le simpatie politiche

Giuseppe Conte non nasconde di essere stato un sostenitore di quella che oggi è l’opposizione al suo governo: “Votai l’Ulivo di Prodi, una volta credo i centristi (mai FI né An). E il Pd fino al 2013“. Poi la svolta e l’avvicinamento ai Cinque Stelle. Una sintonia confermata dal giudizio sul premier espresso da Beppe Grillo durante il loro unico incontro in campagna elettorale: “Mi ha detto: ‘Ah, tu fra tutti sei quello normale’”.

Il curriculum gonfiato

Tra naufragi, scandali e proteste, la questione del curriculum “ritoccato” di Conte pare essere ormai acqua passata e gli italiani sembrano averla dimenticata. Ma Travaglio gli domanda spiegazioni e il premier ribadisce quando sempre sostenuto: “Non ho scritto nulla che non fosse vero, anche se poi le conferme dai vari atenei, dopo il polverone iniziale, si sono perse nel baccano generale”.

Non manca qualche domanda di carattere privato. Quella che emerge è l’immagine di un presidente del Consiglio amante del calcio e del tennis (due sport che praticava, prima di un infortunio), appassionato di film d’autore e di letteratura (“il mio preferito è Saramago”). Anche se, ammette con una vena di amarezza, legge per lo più “noiosissimi testi di diritto“.