Roma, 15 ott. (Adnkronos) – Nel mese di agosto il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 11,9 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.962,5 miliardi. L’incremento è dovuto all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (19,8 miliardi, a 65,2) e all’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,2 miliardi), parzialmente compensati dall’avanzo di cassa (8,0 miliardi). Lo rileva Banca d'italia nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”.
Con riferimento alla ripartizione per sotto settori, l’aumento del debito è riconducibile a quello delle Amministrazioni centrali (cresciuto di 12,1 miliardi); quello delle Amministrazioni locali e degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. La vita media residua è rimasta stabile a 7,8 anni. La quota del debito detenuto dalla Banca d’Italia è lievemente diminuita (al 22,7%, dal 22,9 del mese precedente); a luglio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella detenuta da non residenti è leggermente aumentata (al 29,4%, dal 29,3 di giugno), mentre quella in capo agli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) è rimasta stabile al 14,4%.
Rispetto ai dati pubblicati lo scorso 16 settembre, il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato rivisto al rialzo di 2,5 miliardi nel 2020, 4,6 nel 2021, 4,7 nel 2022 e 5,0 nel 2023. Oltre agli effetti della Revisione generale e dell’ordinario aggiornamento delle fonti, le nuove stime riflettono in particolare una modifica metodologica, concordata a livello europeo, nella contabilizzazione degli interessi differiti sui prestiti dello European Financial Stability Facility (Efsf) alla Grecia.