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Coppia gay, ennesima discriminazione: abbraccio vietato in piscina

Simbolo

A Salerno una giovanissima coppia gay denuncia discriminazione in piscina da parte di un bagnino per essersi abbracciata e baciata “come le altre coppie”. Ma la piscina si difende.

L’episodio e la denuncia

Ragazzi si sorridono

Due ragazzi gay di 17 e 18 anni hanno denunciato di essere stati redarguiti dal bagnino di una piscina per essersi abbracciati come altre coppie” e “dati al massimo qualche bacio a stampoin presenza di bambini sul posto. E’ accaduto in uno stabilimento balneare di Salerno Lido Arcobalenò lo scorso venerdì 4 agosto. Il minore dei due ragazzi discriminati, A.I., è membro del Gruppo Giovanni “Rain Arcigay Caserta”, il cui presidente Bernardo Diana ha tuonato: “Un’altra discriminazione contro una coppia gay, dopo le camere negate nei bed & breakfast in Calabria e in Puglia. Il turismo italiano ha forse un problema di omofobia?”. Diana ha anche affermato: “La legge Cirinnà conferisce pari dignità alle coppie etero e omosessuali, quelle sposate con matrimonio o unione civile o conviventi: chi sperava che questo bastasse a favorire l’integrazione sociale, si sbagliava, per questo chiediamo con forza un’estensione della legge Mancino contro le discriminazioni anche a quelle basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Nel frattempo speriamo che venga approvata presto la proposta di legge analoga in consiglio regionale”.

Ai due ragazzi gay è arrivata anche la solidarietà dell’Arcigay di Salerno: “Se un abbraccio diventa disdicevole, pericoloso o oggetto di attenzioni da parte di qualcuno, vuol dire che c’è ancora molta strada da fare. Noi del Comitato Territoriale “Marcella Di Folco” – ha proseguito il messaggio – esprimiamo solidarietà ai due ragazzi per l’increscioso episodio avvenuto. Ci dispiace dover assistere nuovamente ad episodi che rasentano espressioni di discriminazione e che senza dubbio palesano un clima di intolleranza e difficile riconoscimento sociale e culturale delle diversità”.

La risposta della piscina

Lido Arcobalenò

Lo stabilimento ha respinto le accuse ai mittenti, spiegando di aver soltanto applicato “le regole di buon costume che applichiamo con tutti, senza differenze di orientamento sessuale”. Ma A. non ci crede e spiega: “Non abbiamo fatto niente di diverso dalle altre coppie. Abbiamo notato però degli sguardi di disprezzo da parte degli anziani. Poi una bimba ci ha indicati al padre che le ha detto ‘guardali, quello non si fa’. Il bagnino è intervenuto poco dopo – quando i due ragazzi, imbarazzati, avevano deciso di andarsene dalla piscina -. Sosteneva – il bagnino – che valeva da regolamento anche per gli etero: io però – ha aggiunto il giovanissimo attivista gay – sono andato a leggere tutte e 50 le regole. Non c’è scritto da nessuna parte”.

Se è vero che c’è stata una discriminazione omofoba in quella piscina e non si è trattato di normale richiamo al buon gusto e al pudore – principi per i quali non dovrebbe essere necessaria una regola scritta e che forse le coppie etero che erano lì nel momento in cui erano presenti i due ragazzi omosessuali, già rispettavano pur abbracciandosi e baciandosi di tanto in tanto – , è curioso che tale discriminazione omofoba sia avvenuta proprio in uno stabilimento balneare il cui nome è simile alla parola “arcobaleno”, simbolo delle battaglie portate avanti più tenacemente in questi anni dagli attivisti e da molte persone e coppie omosessuali o lesbiche. Già, ma questo luogo non si chiama “Arcobaleno”, ma “Arcobale – nò” (no, negazione).