> > Corea del Nord: mediazione di Papa Francesco contro il rischio nucleare

Corea del Nord: mediazione di Papa Francesco contro il rischio nucleare

Corea del Nord Vertice in Vaticano

Tenuto conto del rischio sempre più imminente di un possibile scontro fra Stati Uniti e Corea del Nord ,  Papa Francesco lavora a un nuovo piano di mediazione; il tutto al fine di promuovere la collaborazione e la pace. Obiettivo principale è di fermare gli esordi di un conflitto che porterebbe...

Tenuto conto del rischio sempre più imminente di un possibile scontro fra Stati Uniti e Corea del Nord , Papa Francesco lavora a un nuovo piano di mediazione; il tutto al fine di promuovere la collaborazione e la pace. Obiettivo principale è di fermare gli esordi di un conflitto che porterebbe a migliaia di morti e che modificherebbe per sempre gli equilibri mondiali. Promosso dunque un Vertice in Vaticano per scongiurare l’escalation nucleare: l’appuntamento è a Roma il 10 e 11 novembre. Presenzieranno, all’incontro col Pontefice rappresentanti Onu e Nato, congiuntamente a 11 premi Nobel per la Pace. Fermento e attesa palpabili per le parole con cui il Papa aprirà il vertice. Ci si attende più di un semplice appello al disarmo.

Corea del Nord: il rischio

E’ solo di un giorno fa la notizia fornita da NK News di una Pyongyang impegnata. Solo la scorsa settimana infatti sono state attuate esercitazioni di evacuazione di massa e di strategia. Scopo principale: fronteggiare un blackout elettrico in diverse città. Si tratta di prove davvero insolite per la Capitale stessa. Una Pyongyang che, con il suo più accanito promotore, Kim Jong Un ha da sempre promosso gli attacchi nucleari attraverso i test più disparati. Che non voglia farti trovare impreparato proprio in caso di uno scontro nucleare? Ormai è risaputo che la “vicina” Corea del Sud e gli Stati Uniti siano pronti a scendere in campo.

La corsa agli armamenti nucleari è divenuta infatti un’impellente necessità, per tutelarsi dalle “minacce” di Kim. In un recente articolo proprio il New York Times ha affrontato la questione, citando l’ex segretario di Stato Henry Kissinger. Secondo Kissinger, il 60% dei sudcoreani vorrebbe dotarsi di ordigni atomici. Le ragioni dietro questa volontà sarebbero da ricercare in un’eventualità specifica; si pensa che in caso di attacco da parte del regime nordcoreano proprio gli Stati Uniti non rischierebbero l’intervento. E questo, a causa delle dimostrazioni di Pyongyang di possedere non solo una bomba all’idrogeno; ma anche e soprattutto missili balistici intercontinentali, in grado di colpire gran parte dell’America.

Nemici

Scontro con gli USA

Si teme, più in dettaglio una corsa all’atomica degna dell’epoca della Guerra Fredda. Il New York Times prosegue nello specificare infatti che, una corsa agli armamenti nucleari da parte della Corea del Sud spingerebbe il Giappone a fare altrettanto. Realizzando così una inesorabile reazione a catena da parte di altri stati mondiali. Questo, perché è impensabile, nell’ottica delle strategie belliche, che un solo Paese al mondo detenga il monopolio su un armamento simile. Dunque non è una mera casualità che, proprio qualche giorno fa sia giunto un comunicato del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti; lo stesso ha riportato la notizia del dispiegamento di tre Portaerei nell’Oceano Pacifico.

Dana White, portavoce del Pentagono in una conferenza stampa ha Washington ha così dichiarato “la manovra non è rivolta contro una minaccia in particolare, ma è una dimostrazione del fatto che possiamo fare qualcosa che nessuno oltre a noi può fare. ” Le portaerei coinvolte sarebbero la Uss Nimitz, la Uss Reagan e la Uss Theodore Roosvelt. E’ la prima volta in dieci anni che gli Stati Uniti realizzano un’operazione con tre portaerei. Siamo all’ultima databile nel 2007, come ha tenuto a specificare l’esercito; un’operazione di dispiegamento e manovra che non può esser di certo attuata “in una sola notte“.

Focus sul Vertice in Vaticano

Ed è Proprio per evitare questo “effetto domino” di corsa al nucleare che si è reso indispensabile il Vertice in Vaticano per il Disarmo. A tal proposito, la Santa Sede sarà rappresentata, congiuntamente ad altri esponenti, dal segretario di Stato Pietro Parolin e dal cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”: questo il titolo ufficiale dell’incontro in cui Papa Francesco riceverà i partecipanti e pronuncerà il suo intervento.

In Vaticano, come già anticipato giungeranno 11 premi Nobel per la pace. Si segnala in particolare la presenza di Beatrice Fihn, direttrice dell’Ican. Si tratta della campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari; proprio per l’impegno profuso, in nome del disarmo ha vinto quest’anno il prestigioso premio. Presenti i vertici delle Nazioni Unite con Izumi Nakamitsu, Alto rappresentante Onu per il Disarmo e della Nato, con Rose Gottemoeller, vice segretario generale. Infine, non meno importanti i rappresentanti degli Stati coinvolti nella crisi coreana: Stati Uniti, Corea del Sud e Russia. Gli stessi che invieranno i rispettivi ambasciatori all’incontro in Vaticano. Altra presenza che sicuramente calamiterà le attenzioni nelle giornate del Vertice è quella di Masako Wada, una delle ultime superstiti di Hiroshima che vestirà il ruolo di rappresentanza delle vittime di armi nucleari.

papa-francesco

L’intervento di Papa Francesco nel Vertice

Al tavolo vaticano vedremo dunque seduti tutti gli esponenti del Trattato sul disarmo nucleare firmato all’Onu lo scorso luglio. Un Trattato firmato dopo anni di negoziazioni da ben 122 Paesi. L’ impegno che il Vaticano porta avanti da mesi in merito alla questione nordcoreana, si sta intensificando anche e soprattutto in vista del viaggio di Papa Francesco in Asia per fine novembre. Un viaggio in cui il Pontefice raggiungerà Myanmar e Bangladesh, ma dove la crisi nordcoreana avrà un’importanza costante.

Ci si aspetta dal Papa, che già in passato non ha avuto remore nel condannare strenuamente le guerre, un intervento incisivo. Molto più di un semplice appello ad arrestare la corsa alle armi. L’impegno di Papa Francesco vuole essere il segno tangibile del forte impegno che da mesi il Vaticano sta attuando circa la questione nordcoreana. Il Vertice del 10 e 11 novembre sarà nient’altro che il frutto di un lavoro di contatti già posti in essere con i principali protagonisti della crisi. Nonché di relazione con gli alleati al fine di impedire un processo a catena che rischia di divenire irreversibile, portandoci alle sicure soglie di una terza guerra mondiale.