> > Corruzione a Roma, otto arresti. Sei sono poliziotti

Corruzione a Roma, otto arresti. Sei sono poliziotti

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Otto arresti, tra cui sei poliziotti, per corruzione a Roma in seguito ad un'indagine portata avanti da carabinieri e questura

Sono otto le persone arrestate a Roma per corruzione: in particolare sono state emesse sei ordinanze cautelari nei confronti di sei uomini appartenenti alla Polizia di Stato e due ordinanze di custodia cautelare in carcere per una dipendente presso la Procura della Repubblica di Roma e per un pregiudicato.

Le indagini

Le accuse sono pesanti: atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico o telematico e rivelazione di segreti d’ufficio. Si tratta di una rete di corruzione che coinvolge agenti di polizia ed è stata scoperta grazie ad un’indagine iniziata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma con l’aiuto della Squadra mobile della Questura. L’operazione, oltre agli arresti, ha portato anche alla misura interdittiva per un settimo poliziotto. Le ordinanze restrittive sono state emesse dal Gip del tribunale di Roma su richiesta della locale procura capitolina.

Casi precedenti

Lo scandalo relativo alla corruzione in polizia non è nuovo purtroppo. Va ricordato, a proposito, il caso scoppiato a settembre 2016 nella caserma della polizia stradale di San Piero in Bagno (Forlì-Cesena). Ad essere indagati a quell’epoca furono circa 30 poliziotti colpevoli di aver esentato alcune imprese di autotrasporti da controlli stradali e contravvenzioni. In cambio dei favori i poliziotti avrebbero ottenuto cene, corposi regali da migliaia di euro, generi alimentari e denaro. L’inchiesta in corso ipotizzava a loro danno accuse per reati quali corruzione, concussione e truffa ai danni dello Stato.

Un altro caso importante è stato quello scoppiato a Milano a novembre 2017. Ad essere arrestati con l’accusa di corruzione e associazione a delinquere furono sei poliziotti dell’ufficio immigrazione che rilasciavano permessi di soggiorno illeciti e avevano accesso abusivo ai sistemi informatici statali. In cambio i poliziotti richiedevano compensi che andavano da poche centinaia ad alcune migliaia di euro.