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Cosa può cambiare nella linea di Draghi dopo le richieste di Conte  

Il premier Mario Draghi

Gli effetti del faccia a faccia fra premier e leader dei Cinquestelle e cosa può davvero cambiare nella linea di Draghi dopo le richieste di Conte  

Cosa può cambiare nella linea di Mario Draghi dopo le richieste di Giuseppe Conte che almeno formalmente gli stanno facendo sudare le proverbiali sette camicie? Dal Reddito di cittadinanza al Superbonus ecco tutti i punti caldi di una mediazione difficile figlia di quell’oretta scarsa in cui il premier è rimasto in silenzio ad ascoltare il presidente del Movimento Cinquestelle. La linea di Draghi dovrà essere per forza linea mediana, che cioè accontenti un po’ Conte ma senza derogare dalla saldezza di un governo che il premier tiene a briglia con la sua visione e con quella soltanto. Ma come fare per accontentare Conte senza smettere di essere Mario Draghi? 

Cosa può cambiare nella linea di Draghi 

La soluzione è concedere ai Cinquestelle quello che li connota meglio a livello identitario ma che li disinnesca di più a livello politico. Ecco, Draghi sta studiando esattamente quali punti togliere dalla casella diniego secco e quali lasciarci, e non è facile. Dal reddito di cittadinanza passando per il Superbonus ed arrivando al salario minimo Draghi non fa distinzioni: li odia tutti, ma qualcosa dovrà concedere e il primo fattore è diventato il tempo: “Prima devo studiare, valutare”. Intanto il Dl Aiuti ha saltato il primo ostacolo ma i grillini sono in agguato in Senato e vogliono vedere la libbra di carne. 

Le aperture e le “sordità” del premier

Le indiscrezioni ci sono e parlano di un Draghi orientato a concedere a Giuseppe Conte qualcosina sul reddito di cittadinanza, solo che Conte non vuole “qualcosina” ma un endorsement assoluto e forte. Anche sul superbonus, magari corretto, potrebbe arrivare qualche concessione da inserire nel decreto semplificazioni. Sarebbe allo studio anche un intervento sul cuneo fiscale, ma sul salario minimo le orecchie di Draghi sono come quelle del servo muto di Zorro. Su quello e sulla rateizzazione delle cartelle esattoriali. “Draghi non condona” è ormai un loop conosciutissimo a Palazzo Chigi, come pure è noto quello per cui, se si parla di armi all’Ucraina, al premier non puoi imporre diktat.