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Costretta dall'ex a farsi tatuare sul viso il suo nome "come un marchio di proprietà": 41enne condannato

Tatuaggio

Un uomo di 41 anni è stato condannato in via definitiva per maltrattamenti in famiglia e deformazione dell'aspetto della persona.

Una donna è stata costretta dal suo ex a farsi tatuare sul viso il nome di lui. L’uomo di 41 anni è stato condannato in via definitiva per maltrattamenti in famiglia e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al volto.

Costretta dall’ex a farsi tatuare sul viso il suo nome “come un marchio di proprietà”: 41enne condannato

Un uomo di 41 anni ha costretto la ex a farsi tatuare il suo nome, Andrea, sopra il sopracciglio destro, come un vero e proprio marchio di proprietà. Un segno permanente e definitivo sulla sua pelle, per dimostrare a tutti di possederla, proprio come se fosse un oggetto. Sono arrivate anche le minacce a lei e alla sua famiglia e le torture psicologiche, come l’obbligo con la forza di leggere le Sacre Scritture. L’incubo vissuto da questa donna è culminato in una vera e propria aggressione in un bar, che ha portato alla denuncia e al processo. Dopo due anni e mezzo dai fatti, è arrivata la sentenza definitiva della Cassazione. Andrea Lombardi, 41enne romano, è stato condannato a 6 anni di carcere per l’incubo che ha fatto vivere alla sua ex fidanzata.

Una storia di violenza psicologica e fisica

La storia è iniziata sui social network, ma presto si è trasformata in un vero e proprio incubo. Prima si sono conosciuti su Facebook, poi si sono incontrati ed è nata una relazione tossica. Lui romano, lei di Rieti, hanno deciso di andare a convivere, ma la ragazza è stata catapultata in un clima di terrore e di violenza. L’uomo l’ha costretta a farsi tatuare il suo nome sul volto, per esternare il potere che aveva su di lei. La donna era ridotta in uno stato di forte dipendenza, ai limiti della schiavitù, ed era costretta alla lettura forzata della Bibbia e del Vangelo, come riportato dal Messaggero. Il processo è iniziato grazie alla denuncia di un aggressione, avvenuta in un bar. L’11 maggio 2022 è arrivata la sentenza in terzo grado di giudizio, che ha confermato la condanna a sei anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso.