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Adriano Galliani guarito dal Covid: “Ho temuto di morire”

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L’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani è guarito dal Covid e ha deciso di raccontare la sua esperienza con la malattia.

L’amministratore delegato del Monza e senatore di Forza Italia, Adriano Galliani, ha sconfitto il coronavirus ed è stato dichiarato ufficialmente guarito. L’uomo ha contratto il SARS-CoV-2 il 27 febbraio 2021 ed è stato, poi, ricoverato in terapia intensiva a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute.

Adriano Galliani guarito dal Covid: “Ho temuto di morire”

Il 76enne Adriano Galliani ha vinto la sua battaglia contro il Covid e, non appena dimesso dall’ospedale San Raffaele, presso il quale era stato ricoverato nella prima decade di marzo, ha deciso di raccontare la propria esperienza contro il virus nel corso di un’intervista.

In relazione alla malattia e al periodo trascorso al San Raffaele di Milano, l’ad del Monza ha rivelato: “Ho temuto di morire, ho perso 10 chili. Ho capito che nella vita la cosa più importante è la salute. Sono stato dal 7 al 17 marzo in terapia intensiva. Non vedevo nulla, avevo davanti a me solo un muro. Non è stata una passeggiata di salute, ma voglio ringraziare i meravigliosi infermieri, medici”.

Alla riconoscenza verso del personale sanitario espressa dal senatore di Forza Italia, poi, si è affiancata anche quella nei confronti di coloro che lo hanno sostenuto e che gli sono stati più vicini. A questo proposito, infatti, Galliani ha dichiarato: “Chi mi è stato più vicino? Silvio Berlusconi e la mia famiglia. Il presidente mi scriveva continuamente, mi mostrava il suo affetto, era preoccupato per me – e ha aggiunto – con Pierferdinando Casini, poi, che ha avuto come me il Covid, abbiamo preso un impegno ufficiale: ci recheremo al Santuario della Madonna di San Luca. Andremo lì a pregare”.

Il pensiero di Adriano Galiani, infine, si rivolge al Monza e al mondo del calcio che, sostiene, gli sono mancati ma ha preferito non seguire nessuna partita durante la degenza, spiegando: “Avevo l’angoscia che nel corso di un match potessero parlare dei decessi, della pandemia”.