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Covid, ISS: “La sorveglianza deve includere tutti i positivi”

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L’ISS ha bocciato le richieste di modifica del bollettino e ha asserito che la sorveglianza deve includere tutti i positivi al Covid.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha comunicato alle Regioni che la sorveglianza relativa ai soggetti contagiati dal coronavirus in Italia dovrà continuare a tener conto di tutti i positivi, sia sintomatici che asintomatici.

Covid, ISS: “La sorveglianza deve includere tutti i positivi”

In Italia, si fa sempre più pressante la richiesta degli esperti e delle Regioni volta a includere nella sorveglianza esclusivamente i soggetti positivi al SARS-CoV-2 che presentano evidenti sintomatologie compatibili con l’infezione.

A questo proposito, tuttavia, si è recentemente espresso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che, alla vigilia della riunione del Comitato tecnico scientifico (Cts) che si terrà venerdì 14 gennaio, ha bruscamente bocciato l’estromissione dei positivi asintomatici dalla sorveglianza Covid e ha enfatizzato “l’importanza di monitorare i casi”.

L’ISS, infatti, ha ribadito che la sorveglianza attuata per monitorare l’andamento e l’evoluzione della pandemia nel Paese “deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa di Covid-19 (sintomi respiratori, febbre elevata, alterazioni gusto e olfatto)”.

Inoltre, è stato sottolineato che la sorveglianza non deve “essere confusa con i criteri con cui si decidono le indicazioni per casi e contatti ma sintetizza le principali risposte relative alle definizioni di caso ai fini della sorveglianza epidemiologica e alle modalità per definire le misure di auto-sorveglianza, quarantena e isolamento”.

Covid, ISS: “Fondamentale monitorare l’andamento della circolazione del virus nel tempo”

Attraverso una serie di FAQ pubblicate sul suo sito di riferimento, quindi, l’ISS ha dettagliato per quali motivi la sorveglianza risulta essere cruciale nel contesto della pandemia.

In relazione al motivo per cui la definizione di caso di sorveglianza debba includere sia i positivi asintomatici che i positivi sintomatici, l’ISS ha illustrato: “L’infezione da SARS-CoV-2 è una sintomatologia variegata e in evoluzione anche per la comparsa di nuove varianti virali che interagiscono in modo spesso diverso con il nostro organismo. Questo rende molto difficile riconoscere clinicamente un’infezione sintomatica da SARS-CoV-2 in assenza di una conferma di laboratorio. L’esperienza ha dimostrato, inoltre, che la maggior parte delle infezioni, in particolare dei vaccinati, decorre in maniera asintomatica o con sintomi molto sfumati. Non sorvegliare questi casi limiterebbe la capacità di identificare le varianti emergenti, le loro caratteristiche e non potremmo conoscere lo stato clinico che consegue all’infezione nelle diverse popolazioni (es. per età, stato vaccinale, comorbidità). Inoltre, non renderebbe possibile monitorare l’andamento della circolazione del virus nel tempo e, di conseguenza, i rischi di un impatto peggiorativo sulla capacità di mantenere adeguati livelli di assistenza sanitaria anche per patologie diverse da COVID-19”.

Covid, ISS: le modifiche alla definizione di caso di sorveglianza dell’ECDC

Rispetto alla presunta modifica a livello europeo della definizione di caso annessa alla sorveglianza delle infezioni da coronavirus da parte dell’ECDC, invece, l’ISS ha dichiarato: “No. La definizione di caso utilizzata per la sorveglianza è la stessa dal dicembre 2020 ed è disponibile online sul sito del Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle Malattie – e ha aggiunto –. In un’ottica di ritorno alla normalità dopo la fine dell’emergenza pandemica, l’ECDC ha suggerito in un documento del 18 ottobre 2021 una futura transizione a un sistema di sorveglianza sindromico, simile a quello che si usa attualmente per l’influenza”.