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Covid, nuova variante Xe: "Non è letale ma è più contagiosa"

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Covid, tutto quello che c'è da sapere sulla nuova variante Xe: sintomi, origine e protezione dei vaccini.

Continua a far preoccupare la nuova variante Covid “Xe”: i maggiori virologi italiani si sono espressi sulla nuova mutazione del virus.

La nuova variante Xe: origine, sintomi e vaccini

Il 31 marzo è ufficialmente decorso lo stato di emergenza, ma all’orizzonte è spuntata una nuova forma del virus Sars Cov-2: si tratta della variante Xe. Fa parte sempre della famiglia Omicron, ma è circa il 10% più contagiosa. La prima segnalazione risale al 19 gennaio scorso, in Gran Bretagna.

Questa è l’unica informazione certa, visto che è ancora presto e sono necessari ulteriori studi per determinare la probabilità di malattie gravi alle quali può condurre e l’efficacia protettiva dei vaccini in commercio in questo momento.

Ricciardi sulla variante Xe: “Preoccupante perché più contagiosa”

«La variante è ancora sotto osservazione. Ci sono 600 casi in Gran Bretagna, che è il paese che agevola la selezione di varianti perché dal 24 febbraio non ha nessun tipo di precauzione. Per il momento non sembra più letale, ma il fatto che sia più contagiosa è preoccupante perché crea una diffusione enorme del contagio con il coinvolgimento non solo dei pazienti ma anche degli operatori sanitari».

Queste le parole dell’igienista Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Speranza, sui primi dati che stanno emergento da questa nuova variante Covid.

Anche Massimo Galli si mantiene cauto

Anche il professore Massimo Galli è intervenuto parlando di Xe, raccomandando la massima prudenza, ricordando che la fine dello stato di emergenza non coincide con la fine della pandemia. La testimonianza lo è il tasso di positività del 15% circa sul totale di tamponi effettuati.

«Anche se i casi segnalati sono ancora pochi, non sembra essere più patogena e sembrerebbe essere, a quanto sappiamo, più diffusiva. Se davvero è così potrebbe candidarsi a sostituire Omicron 2. Con quali risultati difficile dirlo. Il virus rivela ancora una volta la capacità di ricombinarsi, tra varianti diverse, quando c’è co-circolazione. Cosa questo possa implicare in termini di impatto clinico ed epidemiologico non lo sappiamo».