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Covid, prof. Vancheri: meno polmoniti ma non abbassare guardia

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Roma, 4 ago. (askanews) - Ancora tanti morti per covid. E' quanto raccontano le statistiche che arrivano ogni sera rispetto alla diffusione del virus. A fare il punto sull'andamento dell'infezione da covid, da un osservatorio importante perchè a contatto sin dall'inizio con gli effetti più pesan...

Roma, 4 ago. (askanews) – Ancora tanti morti per covid. E’ quanto raccontano le statistiche che arrivano ogni sera rispetto alla diffusione del virus. A fare il punto sull’andamento dell’infezione da covid, da un osservatorio importante perchè a contatto sin dall’inizio con gli effetti più pesanti della malattia sui pazienti, dentro e fuori i reparti di terapie intensiva, è il professor Carlo Vancheri, ordinario di Malattie respiratorie al Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Catania, e presidente della Società Italiana di Pneumologia:

“Mentre i malati di covid nelle ondate precedenti nella grandissima parte dei casi venivano ricoverati per delle polmoniti nolto gravi, che spesso portavano all’insufficienza respiratoria e anche alla morte, oggi questi casi sono ridotti dal punto di vista numerico e riguardano soprattutto pazienti non vaccinati o con fattori di rischio di una certa importanza. Quindi i malati di covid che abbiamo visto in questa ondata sono soprattutto malati con altre patologie che hanno preso l’infezione da covid e per cui è stato necessario il ricovero. Quindi non necessariamente per un problema polmonare”.

Dai pneumologi arriva comunque l’invito a non abbassare la guardia, rispetto all’uso della mascherina dove necessario e all’importanza di aderire alla campagna vaccinale e proseguire con la quarta dose. Pneumologi peraltro impegnati costantemente nella cura delle sequele più pesanti del covid, quelle derivanti dall’aver contratto la polmonite:

“Sicuramente la pneumologia in questi due anni, proprio perchè l’infezione da covid si è manifestata soprattutto con gravi polmoniti con insufficienza respiratoria, è stata in prima linea nell’assistenza di questi pazienti e a mio modo di vedere ha avuto un ruolo fondamentale nel trattamento dell’insufficienza respiratoria e nel supporto respiratorio ai pazienti”.

“Effettivamente si è visto per una discreta percentuale di pazienti che ci sono conseguenze a distanza, che riguardano vari organi e apparati, compreso l’apparato respiratorio. Parliamo di fibrosi polmonari, le “cicatrici” rimaste a seguito della polmonite e del fatto di essere stati in terapia intensiva. Il nostro ruolo dunque è molto importante, nell’identificare questi pazienti, nel monitorarli nel tempo seguendoli dal punto di vista sia della funzione polmonare sia dal punto di vista radiologico per aiutarli ad uscire nella maniera migliore possibile dalle conseguenze determinate dalla polmonite”.