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Covid, quarta ondata in autunno? Guido Rasi: "Prepararsi in maniera molto seria a ottobre"

Rasi quarta ondata autunno

Rasi vuole evitare il rischio di una quarta ondata in autunno: per farlo servo tracciamento, sequenziamento e vaccini.

L’Italia torna a respirare e a riaprire forte di una campagna vaccinale contro il coronavirus che ora marcia a ritmi serrati e un numero di casi, di ricoveri e di decessi, in calo. Le regioni tornano gialle, alcune anche bianche, ma attenzione a non considerare il virus come sconfitto. È questo il pensiero di Guido Rasi, ex direttore esecutivo di Ema che, nel corso del suo intervento ad Agorà su Rai3, ha sottolineato come ci sia la possibilità di una quarta ondata di covid-19 in autunno.

Rasi: “Rischio quarta ondata in autunno”

Per Rasi l’abbassamento dei dati covid sarebbe dovuto al fatto che si esce da un lungo periodo di chiusure e che, complice la bella stagione, la socialità degli italiani è prevalentemente all’aperto dove il rischio di contaggio scende di molto. È questo dunque per il microbiologo il momento migliore per prepararsi in maniera molto molto seria per ottobree non farsi trovare impreparati.

Per Rasi possibile la quarta ondata in autunno

Il piano d’azione per Rasi si sostanzia in 3 step fondamentali che prevedono anzitutto la messa in campo di un sistema di tracciamento del virus, saltato ormai ad ottobre scorso in tutto il paese, seguito da un corretto sequenziamento delle varianti e da una valutazione sulle immunità nel tempo dei vaccini. “Il primo pilastro della strategia è mettere in sicurezza i vulnerabili – afferma Rasi – il secondo pilastro è interrompere la circolazione in quelli che sono i grandi protagonisti della mobilità”. Il riferimento in tal senso è ai ragazzi e ai giovani “dai 12 ai 30 anni”, che per l’esperto sono da vaccinare “massivamente adesso”.

Rasi: “Attenzione alle quarta ondata in autunno”

Oltre ai vaccini, per l’ex direttore esecutivo di Ema, è importante continuare a “mantenere dei comportamenti corretti” e, come accennato, riprende a tracciare. “Si può e si deve fare la tracciatura – sottolinea Rasi – si devono fare le sequenze dei pochi casi perché lì si intercettano le varianti, e bisogna fare un minimo di sierologia per vedere chi è immune e chi no, e se e quando fare questa terza dose famosa”. “Lo abbiamo imparato – conclude il microbiologo – a questo punto si fa la tracciatura, sulla tracciatura si fanno le sequenze e sulle sequenze si decide la strategia futura”.