> > Covid, Zaia: "Riaprire le scuole a febbraio non sarebbe così tragico"

Covid, Zaia: "Riaprire le scuole a febbraio non sarebbe così tragico"

Zaia scuola

Riaprire le scuole a febbraio se i casi covid continuassero ad aumentare e ad aggravare le situazioni negli ospedali, è questo il pensiero di Luca Zaia.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera nella quale ha detto la sua sull’avanzata della pandemia in Italia, soffrermandosi anche sulle scuole e sulla loro imminente riapertura. Per il leghista veneto riaprire le scuole a febbraio non sarebbe una scelta inopportuna, specie se i dati covid continuassero a peggiorare.

Zaia favorevole a riaprire le scuole a febbraio

“Lo dico subito e con chiarezza – ha specificato Zaia – nessuno aspira a tenere chiuse le scuole. Sarebbe una sconfitta per tutti, ma se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo e andrà valutata con attenzione dalle autorità scientifiche”.

Riaprire le scuole a febbraio, le parole di Zaia

Quello che chiede Zaia è che la decisione venga presa a livello centrale, cioè dal governo, su consiglio del Comitato tecnisco scientifico e delle autorità competenti in materia. “Non si può procedere a macchia di leopardo – ha detto il presidente del Veneto – Ripeto: tifiamo tutti per la ripartenza il 10 gennaio, ma se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio”.

Zaia non crede sia un problema riaprire le scuole a febbraio

Sul tema della scuola Zaia suggerisce poi di adottare il sistema dell’automonitoraggio, sulla scia di quanto già fatto in Israele e Gran Bretagna. Si tratterebbe dunque di distribuire “a tutti gli studenti, una o due volte alla settimana, un kit per il test fai da te, da eseguire in classe con compagni e insegnanti, sempre su base volontaria”. E ancora, sull’ipotesi della dad solo per i non vaccinati: “Non mi pare una soluzione percorribile, la considero discriminatoria perché parliamo di ragazzi, in assenza di obbligo vaccinale, e rischieremmo un pericoloso cortocircuito nella società, con adulti no vax pronti a battagliare a favore di ragazzi non vaccinati, figli di vaccinati. Si aprirebbero – ha concluso – nuove faglie nelle nostre comunità, già troppo divise dal Covid”.