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Crisanti e il nuovo studio Covid: le novità sui tamponi rapidi

Crisanti

L'infettivologo Andrea Crisanti ha condotto un nuovo studio che evidenzia i limiti dei tamponi rapidi rispetto a quelli molecolari

Negli ultimi due anni abbiamo imparato a conoscere molto bene Andrea Crisanti. Stimato professore dell’Università di Padova, spesso protagonista di varie comparsate televisive in cui ha parlato della pandemia Covid.

Covid, il nuovo studio di Crisanti sui tamponi rapidi

Nelle ultime settimane, però, il professore si è concentrato su un nuovo studio sull’uso dei test antigenici. Da questa ricerca è emerso che i limiti dei test rapidi sono davvero molteplici rispetto a quelli molecolari. Secondo l’infettivologo, infatti, ai test rapidi sfugge del tutto una variante del virus: È una variante caratterizzata da molteplici sostituzioni di amminoacidi dirompenti nell’antigene N.”

La pubblicazione dello studio e la spiegazione di Crisanti

Questa ricerca, pubblicata sul Nature Communications, prende il nome di Impact of antigen test target failure and testing strategies on the transmission of SARS-CoV-2 variants. Il professore ha spiegato, in merito a questa variante: “È risultata circolante con maggiore frequenza in Veneto, dove il 57% dei test condotti tra settembre 2020 e maggio 2021 erano antigenici, rispetto al resto d’Italia (dov’erano solo il 35%) si è verificata successivamente l’ipotesi che l’aumentata frequenza dei test antigenici nella zona rispetto al resto del Paese avrebbe potuto favorire la trasmissione non rilevata della variante discordante.” I test rapidi, quindi, sono sì più facili da utilizzare, ma allo stesso tempo non hanno affatto un’affidabilità paragonabile a quella dei molecolari.