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Crollo palazzine ad Amatrice, condanne confermate in Appello

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Sono state confermate in appello le condanne per il crollo di due palazzine di edilizia popolare ad Amatrice, dopo il terremoto del 24 agosto 2016.

La Corte d’Assiste di Appello di Roma ha confermato le condanne già emesse nel processo per il crollo di due palazzine ad Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto 2016.

Crollo palazzine ad Amatrice, condanne confermate in Appello

Sono state confermate in appello le condanne per il crollo di due palazzine di edilizia popolare ad Amatrice che, a seguito del terremoto del 24 agosto 2016, provocò 19 vittime. In merito a quanto accaduto, la Corte d’Assise di Appello di Roma ha condannato a 9 anni Ottaviano Boni, direttore tecnico dell’impresa costruttrice Sogeap all’epoca dei fatti, e a 5 anni Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio – Genio Civile. Boni e Scacchi sono accusati a vario titolo di crollo colposo, disastro, lesioni e omicidio colposo plurimo.

Per quanto riguarda la posizione di Luigi Serafini, invece, è stato dichiarato il non luogo a procedere per motivi di saluti. Tra gli imputati a processo, poi, c’erano anche altre due persone che, però, sono decedute. Si trattava, nello specifico, dell’ex assessore Corrado Tilesi e l’ex presidente dell’Iac Franco Aleandri.

In aula, al momento della sentenza, erano presenti i familiari delle vittime di Amatrice.

Il commento alla sentenza

“È stata scritta una pagina di giustizia e di verità da parte della Corte di Appello di Roma per tutti i familiari delle vittime che hanno compreso che la morte dei loro cari non deriva da un terremoto eccezionale, il terremoto non è stata espressione di una natura matrigna ma ci sono precise concause umane”. Sono state queste le parole dell’avvocato Wania della Vigna, difensore di una quarantina di parti civili.

Commentando la sentenza di appello che ha confermato le condanne per due imputati nel processo per il crollo delle palazzine ad Amatrice dopo il terremoto del 2016, l’avvocato ha osservato: “Le palazzine ex Ater, popolari, erano connotate da attività illecita fin dal momento della loro costruzione, quando non fu rispettata la normativa antisismica dell’epoca, nel momento in cui mancarono le verifiche, i controlli. Hanno cercato di mettere a posto le carte, senza preoccuparsi della salvaguardia di chi ci viveva. Sono morte tante persone, famiglie completamente sterminate, però oggi sanno che cosa è accaduto”, conclude la legale.