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Corsica, collisione tra navi: chiazza estesa per 20 Km

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Proseguono le operazioni per recuperare i 600 metri cubi di gasolio sversati nel mare a nord della Corsica dopo la collisione di due navi.

Il rischio di un disastro ambientale non è ancora escluso nell’area del Santuario dei cetacei Pelagos, dove si sono scontrate una nave container e una motonave. Dopo la collisione a nord della Corsica, dispersi in mare 600 metri cubi di gasolio, che ha creato una chiazza estesa 20 chilometri. Sul posto anche tre navi anti-inquinamento italiane. Legambiente e Greenpreace chiedono norme più stringenti per il traffico delle merci in quest’area così delicata per l’ecosistema marino. Inoltre, si avverte che “il momento più delicato sarà quando si dovranno separare le due navi”.

Rischio disastro ambientale

“Sotto il coordinamento delle autorità francesi in azione uno dei tre mezzi Castalia inviati dal Ministero dell’Ambiente per il recupero del materiale inquinante. Continua anche il monitoraggio della zona da parte dei mezzi aerei e navali della Guardia Costiera”, informa su Twitter Sergio Costa. Il Ministero dell’Ambiente italiano infatti ha inviato tre navi antinquinamento sul posto della collisione in acque francesi della motonave tunisina Ulisse, che trasporta camion e auto, e la motonave portacontainer Cls Virginia, battente bandiera cipriota.

Da quest’ultima nave si sono infatti sversati in mare 600 metri cubi di gasolio. Lo scontro è avvenuto a circa 14 miglia da Capo Corso, nel nord della Corsica. Stando ai dati in possesso dalla Capitaneria di porto di Genova, sarebbe stata la Ulisse, per motivi ancora da chiarire, a colpire il cargo, in quel momento ferma all’ancora.

Lo scontro non ha causato feriti ma un possibile disastro ambientale. L’incidente infatti “mette a rischio l’area del Santuario dei cetacei Pelagos, un ecosistema di enorme interesse scientifico grazie alle sue caratteristiche naturali e al patrimonio di biodiversità che custodisce” avverte Legambiente. Insieme ad Expédition MED chiede quindi che “si intervenga in tempi rapidi con una normativa ad hoc per il traffico delle merci in quest’Area Specialmente Protetta d’Importanza Mediterranea (ASPIM)”.

Il mare calmo aiuta il recupero

“E’ evidente che, come chiediamo da tempo, sia necessario normare in maniera più stringente i traffici marittimi in una porzione di mare così preziosa come il Santuario Pelagos. Ci ritroviamo invece a sperare nella buona sorte e nelle condizioni meteomarine che consentano di recuperare la maggior parte delle sostanze oleose che stanno fuoriuscendo dai serbatoi delle navi” osserva infatti Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente.

Per fortuna al momento “si evidenzia una sostanziale stazionarietà del carburante presente in mare rispetto al punto di rilascio” assicura Giacomo Giampedrone, assessore all’Ambiente della Regione Liguria. Anche il ministro francese per la Transizione Ecologica, Francois De Rugy, ha precisato che la fuga di idrocarburi “è sotto controllo”. Per aspirare la chiazza di petrolio che si è estesa in mare per circa 20 chilometri l’Italia ha messo in acqua le tre unità navali della società Castalia adibiti al contenimento degli sversamenti: la Nos Taurus partita da Livorno, la Bonassola da Genova e la Koral da Olbia. Queste affiancheranno i mezzi inviati dalla Francia.

Le operazioni però dureranno ancora diversi giorni. Il momento più delicato sarà quando si dovranno separare le due navi. “A quel punto si potrebbero verificare importanti sversamenti di idrocarburi che sarà necessario arginare” avverte Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. “Si tratta – specifica – del combustibile navale (in particolare della portacontainer cipriota) che usualmente contiene elevati quantitativi di sostanze tossiche e cancerogene (Idrocarburi Policiclici Aromatici e altro)”.