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Ilaria Cucchi: papà guarda il film,spera che cambi il finale

Ilaria Cucchi

Ilaria Cucchi rivela che il padre di Stefano guarda ripetutamente il film "Sulla mia pelle" nella speranza di poter cambiare il tragico finale.

Anche se ormai si è squarciato quel velo di omertà sul caso Cucchi, la sorella Ilaria sottolinea come “nessuno può cancellare il dolore di questi nove anni. – e aggiunge – la mia vita è cambiata per sempre”. Così come di tutta la famiglia Cucchi. Il papà del 30enne morto nel 2009, sei giorni dopo il suo arresto, continua infatti a rivedere il film “Sulla mia pelle” nella speranza forse “di poter cambiare il finale”.

Sulla pelle di Stefano Cucchi

“Mio padre si riguarda il film su suo figlio (Sulla mia pelle, ndr) ogni santa sera. La nostra famiglia è devastata. Non saremo mai più gli stessi, la nostra vita non esiste più. Io mi chiedo: ma che soddisfazione si può provare a massacrare di botte un ragazzo mingherlino come era Stefano, arrestato e indifeso?”, si domanda Ilaria Cucchi, appena due giorni prima che Francesco Tedesco, uno dei tre carabinieri imputati, confessi il pestaggio del 30enne romano, morto nel 2009 sei giorni dopo il suo arresto.

“Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello” sottolineava ieri dopo l’udienza, che ha dato finalmente una svolta a questo iter processuale durato 9 lunghi anni.
“Ho letto quelle parole, nero su bianco, la brutalità, la cattiveria che è stata fatta a mio fratello che ha dovuto subire… quel corpo inerme, quella fragilità” aggiunge quindi oggi, ai microfoni di Rtl 102.5. “Tante volte in questi anni – prosegue – si è parlato, strumentalizzandola, della magrezza di mio fratello, ecco, quei due corpi che si sono avventati sopra mio fratello che era arrestato, indifeso, che non poteva fare del male a nessuno, la brutalità, la cattiveria, il disinteresse, il pregiudizio nel quale poi Stefano nei giorni successivi, sei giorni ricordo – un lasso di tempo brevissimo – è stato lasciato morire. Tutto questo si fa fatica ad accettarlo, da sorella di Stefano e da cittadina”.

Era infatti “chiaro a me e ad i miei genitori quel 22 ottobre di nove anni fa, quando vedemmo Stefano per l’ultima volta steso sul tavolo dell’obitorio, ciò che mio fratello aveva dovuto subire” chiarisce poi Ilaria Cucchi, in un intervento pubblicato su Leggo.it. “La verità – evidenzia – era impressa sul quel corpo martoriato, sull’espressione di quel volto che continuavo a fissare chiedendomi come fosse stato possibile che un essere umano avesse ridotto in quella maniera un suo simile”. Eppure quella verità “è stata ostinatamente negata in anni ed anni di processi sbagliati, per tentare di affermare che in fondo Stefano era morto di suo” puntualizza.

Guardare oltre il pregiudizio

“Una cosa che non tutti sanno è che mio fratello in quei sei giorni in cui moriva da solo come un cane in realtà non era da solo, perché poi li abbiamo contati durante il processo, lui è stato visto, è entrato in contatto con qualcosa come 140 o 150 pubblici ufficiali, non cittadini comuni, che hanno avuto in qualche modo, a vario titolo, a che fare con lui e che hanno visto man mano il degenerare di quelle condizioni fisiche che lo hanno portato alla morte” rivela poi Ilaria Cucchi a Rtl.

“Mio fratello stava malissimo, lo sentiamo nell’audio dell’udienza di convalida dell’arresto che si lamenta perché non può parlare tanto bene. – ricorda – Nessuna di quelle persone è stata capace di guardare oltre il pregiudizio e di vedere oltre quel detenuto un essere umano che stava male e che stava morendo, perché se lo avessero fatto ora non esisterebbe nessun ‘caso Cucchi'”. Ecco perché, rivela drammaticamente la sorella di Stefano, “papà continua a guardare il film ‘Sulla mia pelle‘ ogni sera, magari – riflette – si illude di poter cambiare il finale e di stare ancora con te”.

Purtroppo però “siamo in un momento terribile per la nostra società, per il nostro Paese, nel quale si sta facendo passare in qualche maniera il concetto che i diritti umani sono sacrificabili in nome di presunti interessi superiori” conclude amaramente Ilaria Cucchi.