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Studenti in piazza, bruciano manichini di Salvini e Di Maio

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Gli studenti protestano in 50 città contro i costi insostenibili per studiare e il governo del falso "cambiamento". Replicano Salvini e Di Maio.

“E’ una cosa schifosa” afferma Matteo Salvini, commentando il fatto che alcuni gruppi studenteschi a Torino hanno bruciato dei manichini che raffiguravano il vicepremier leghista e quello pentastellato. Luigi Di Maio invita invece i manifestanti “ad un confronto”. Scesi infatti in 50 piazze italiane gli studenti delle scuole medie, superiori e dell’università, tutti uniti nel protestare contro quello che loro considerano un falso governo del “cambiamento” e contro i “costi economici insostenibili per studiare”.

Salvini: studenti seminano odio

“E poi saremmo io e la Lega a ‘seminare odio’… Questi ‘democratici’ studenti, coccolati dai centri a-sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica a scuola e magari di piú attenzione da parte dei genitori. Forse capirebbero che bruciare in piazza il manichino di Salvini, e di chiunque altro, o appenderne ai lampioni le immagini è una cosa schifosa. Per ora sono stati identificati e denunciati. Ma, si sa, per loro è sempre colpa di Salvini”. E’ così che il ministro dell’Interno commenta le proteste in piazza degli studenti italiani.

In particolare a Torino i manifestanti hanno dato fuoco a dei manichini che raffiguravano il vicepremier leghista e Luigi Di Maio. Sui lampioni di piazza Castello attaccate invece alcune foto dei leader di Lega e M5S col volto imbrattato di vernice rossa.

Cortei però in 50 città italiane, sotto lo slogan “#Chihapaura di cambiare? Noi no!”. Almeno 3mila i partecipanti a Roma, che hanno mandato in tilt il traffico verso la zona della stazione Ostiense. Tutte le manifestazioni sono state indette “contro il razzismo, il finto governo del cambiamento e le disuguaglianze”. Tanti gli slogan e i cartelli contro l’esecutivo, tra cui: “Lega Salvini e lascialo legato”, oppure “Una scuola sicura è antirazzista è antifascista”.

Le rivendicazioni degli studenti

“Oggi siamo in piazza perché subiamo l’ingiustizia quotidiana di costi economici insostenibili per studiare. La manovra finanziaria annunciata dal governo ignora i problemi degli studenti, non prevede maggiori risorse per il diritto allo studio né per la qualità della formazione o per la ricerca. Da Nord a Sud, saremo in stato di agitazione permanente nelle scuole e nelle università finché non avremo risposte risposte concrete dal governo nazionale mentre ad oggi Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche” chiarisce Giacomo Cossu, Coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza.

“Ci volevano soldati e passivi, ci hanno trovati nelle piazze” sottolinea invece Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. “Non possiamo più accettare che questo governo si riempia la bocca di parole come ‘cambiamento’, per poi offrire solo regresso. – chiarisce – Telecamere nelle scuole e leva militare sono provvedimenti dannosi e inutili, soprattutto se non ci si interroga su come risollevare un sistema scolastico che negli ultimi dieci anni ha subito tagli per più di 8 miliardi e che non riesce più ad essere strumento di formazione e crescita delle nuove generazioni: lo provano i 150mila studenti che ogni anno abbandonano gli studi”.

“Il governo sta dimostrando ogni giorno la sua incapacità di mettere in campo azioni concrete per risollevare la condizione dell’istruzione pubblica italiana: sull’Università non c’è alcuna proposta reale per incrementare il finanziamento ordinario del sistema universitario o per superare il numero chiuso, ma solamente annunci e slogan” puntualizza poi Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari. “Tutto questo, insieme alla nomina di Valditara, mente dei tagli Gelmini, a Capo Dipartimento, evidenzia una preoccupante mancanza di prospettiva sul tema. – prosegue – Oggi siamo in piazza per rivendicare e lottare per un’altra idea di Paese, che rimetta al centro la scuola e l’Università e che investa sulle giovani generazioni”.

In occasione della Giornata Internazionale dello Studente, i collettivi annunciano inoltre nuove mobilitazioni per le giornate del 16 e del 17 novembre.

Di Maio: tagli alla scuola? Falso

Luigi Di Maio sembra maggiormente aperto al confronto rispetto all’alleato di governo. Il vicepremier 5 Stelle infatti precisa: “Le manifestazioni vanno fatte. Andate avanti, ho fatto il rappresentante degli studenti per cinque anni, so bene quale è il valore di una pressione sociale pacifica”. Di Maio però sostiene che “non è vero che tagliamo a scuole e università. – ed esorta – Vediamoci per un confronto, le porte del ministero sono aperte, parliamo. Costruiamo insieme una nuova scuola”.