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Lodi, "preside disobbediente" riammette i bimbi alla mensa

Lodi, preside disobbediente riammette bambini alla mensa

Eugenio Merli, preside di Lodi, ha riammesso i bambini extracomunitari alla mensa basandosi su una sentenza del Consiglio di Stato.

Grazie alle donazioni provenienti da tutta Italia e raccolte dal Coordinamento Uguali Diritti, i bambini extracomunitari di Lodi potranno permettersi di mangiare in mensa insieme ai loro compagni. Ma prima ancora che la raccolta fondi desse i suoi frutti, un dirigente scolastico di un istituto comprensivo città lombarda aveva già riammesso tutti gli alunni al servizio mensa e allo scuolabus. È Eugenio Merli, lodigiano, soprannominato “il preside disobbediente” e già da molti paragonato al sindaco di Riace, Mimmo Lucano.

Il preside di Lodi “Ho sfondato”

Intervistato dalla Repubblica, Merli ha raccontato di aver appreso la decisione del sindaco Sara Casanova a una settimana dall’inizio dell’anno scolastico. Prima di allora, il dirigente aveva prestato servizio a Palermo, in una scuola del quartiere Brancaccio. “C’erano una ventina di bambini stranieri che, per via delle nuove norme, non avevano più accesso al servizio mensa“, ha riferito. “Troppo caro per i loro genitori. E così venivano a scuola con il panino e dovevano mangiarlo in un’aula. Mi sembrava una cosa spiacevole, prima di tutto per i bambini”.

Ma le sue richieste di delucidazioni al Comune sono rimaste inascoltate. Dall’amministrazione, Merli è stato rinviato all’azienda responsabile del servizio mensa. “Insomma, ho capito che questi bambini dovevano restare fuori. Allora sì, ho sfondato. Non so se ho agito nel giusto ma so che sono andato incontro a delle famiglie in difficoltà. Famiglie straniere che con la nuova norma sono entrate automaticamente in fascia alta e che non potevano più permettersi di pagare i servizi scolastici a cui prima avevano accesso perché in fascia Isee più bassa”.

La sentenza del Consiglio di Stato

Aggirare la decisione del sindaco è stato possibile per Merli grazie a una sentenza del Consiglio di Stato illustratagli da un avvocato. La sentenza “prevede il diritto dei bambini di restare a scuola 8 ore. E quindi perché non tenerceli? Magari mangiavano il panino, ma almeno nella stessa sala mensa degli altri”, ha spiegato il preside. Nello stesso modo ha risolto anche il problema dello scuolabus: “Con le tariffe di fascia alta il servizio ha raggiunto cifre assurde: tipo 170-200 euro al mese. Il costo di un taxi. L’unica possibilità mi è sembrata quella di allungare la mano e andare incontro a queste famiglie”.

Nessuna battaglia politica, però, per il preside disobbediente. Solo buonsenso e accoglienza di fronte a famiglie in difficoltà: “Non prendo posizione. Ho solo agito come mi sembrava giusto fare”.