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Rimini, relazione con studentessa: patteggia 2 anni

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Un professore di 46 anni è stato condannato a 2 anni per aver avuto rapporti sessuali con un'alunna 15enne. Incastrato dai messaggi whatsapp.

Un professore di una scuola superiore di Rimini ha patteggiato una pena di due anni per aver avuto rapporti sessuali con una studentessa minorenne.

Relazione con alunna: professore condannato

Il professore accusato di aver avuto rapporti sessuali con una sua alunna 15enne è stato condannato. L’uomo, pesarese di 46 anni, ha patteggiato una pena di 2 anni di carcere. L’arresto risale al gennaio 2018. L’insegnate era stato fermato dalle forze dell’ordine proprio mentre si recava al lavoro. La vicenda era emersa quando un gruppo di studenti aveva ricevuto un audio in cui si parlava della relazione. Nel file era registrata la voce del professore mentre proponeva alla giovane dei giochi erotici. Il file audio è arrivato anche nella mani del preside dell’istituto riminese e di alcuni genitori. E’ quindi scattata la segnalazione alla Polizia che ha attivato le indagini e arrestato il colpevole.

Non è chiaro come i file audio siano finiti nelle mani di molti studenti. Probabilmente è stata la stessa vittima, orgogliosa di questo particolare rapporto con il suo professore, a spedire i messaggi ad un’amica. Da lì è partita la catena che ha portato allo scoperto la relazione.

Il professore arrestato dalla Polizia

In un primo momento il preside dell’Istituto aveva pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Successivamente però, complice anche la rabbia dei genitori, ha deciso di indagare più a fondo, riuscendo anche a dare un volto a quella voce. Immediatamente è stata contattata la Polizia che ha fatto partire le indagini.

Dopo l’arresto il docente è stato sospeso dalla scuola. Analizzando il suo computer e telefono dell’uomo era anche emerso che la giovane vittima era la fidanzatina del figlio del docente. Il reato contestatogli è di atti sessuali con una minore a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione e vigilanza. L’uomo è stato confinato agli arresti domiciliari presso l’abitazione dei genitori, in attesa del processo. Si è sempre dichiarato innocente.

Per la parte lesa è stato stabilito un risarcimento di 10 mila euro.