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Dj Fabo, suicidio assistito: attesa sentenza della Consulta

Marco Cappato e Dj Fabo

La Consulta è chiamata a prendere una decisione in merito al suicidio assistito nel processo a Cappato per la morte di Dj Fabo.

La Corte Costituzionale è chiamata a prendere una decisione sul delicato tema del suicidio assistito. Il giudizio che la Consulta dovrà esprimere riguarda la vicenda di Dj Fabo. Il 40enne malato di Sla, all’anagrafe Fabiano Antoniani, il 27 febbraio 2017 scelse di porre fine alla sua vita mediante suicidio assistito in una clinica privata in Svizzera. Marco Cappato, membro dell’associazione Luca Coscioni che si batte per la libertà della cura e della ricerca, è accusato di istigazione e aiuto al suicidio per averlo accompagnato alla clinica. Cappato si mise in contatto con la Dignitas di Zurigo e compì l’ultimo viaggio in macchina con Dj Fabo, insieme alla fidanzata Valeria Imbrogno e alla madre Carmen Carollo.

Dj Fabo, il processo contro Cappato

Una volta tornato a Milano, fu lo stesso Cappato ad autodenunciarsi alla magistratura per il suo atto che definisce come “disobbedienza civile”. La Corte d’Assise del capoluogo lombardo lo ha imputato, ma nel febbraio 2018 ha sospeso il processo e lo ha inviato alla Consulta. La decisione deriva dai dubbi del tribunale in merito alla legittimità dell’articolo 580 del codice penale relativo a istigazione e aiuto al suicidio. Nel corso del processo, interverranno il relatore Francesco Modugno, i legali rappresentanti di Cappato e l’avvocato dello Stato Gabriella Palmeri.

Cappato attende la decisione della Corte “con rispetto”, ma non rinnega il proprio operato. “Crediamo di aver fatto il nostro dovere. La speranza è che le persone in condizioni di sofferenza insopportabile possano essere aiutate a interrompere la loro vita senza che chi li aiuta venga sottoposta a condanna fino a 12 anni di carcere. Il codice penale del 1930 è inadeguato a regolare i casi di persone colpite da malattie irreversibili e in condizioni di sofferenza insopportabile“.