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Rubano foto dai social per creare gruppi pornografici

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Sui social si sta diffondendo il pericoloso fenomeno di rubare foto di ragazzine che verranno poi usate a scopo pornografico in dei gruppi virtuali.

Spesso si crede che basta proteggere il proprio profilo Facebook e interloquire unicamente con le persone che si conoscono per essere al sicuro in rete. In realtà anche quando solo poche foto diventano di dominio pubblico queste posso essere utilizzate per scopi illeciti. Sembra infatti che sui social si stia diffondendo il pericoloso fenomeno di rubare foto di ragazzine che vengono poi postate su dei gruppi virtuali privati di carattere pornografico.

Rubano foto per sfogare perversioni sessuali

Con queste foto, gli utenti soddisfano le loro perversioni sessuali e sfogano tutte le loro frustrazioni più o meno represse. Le dirette interessante non sanno ovviamente in quale maniera i loro scatti vengono utilizzati. E quando lo vengono a sapere l’effetto può essere anche traumatizzante perché in questi gruppi “non è escluso che si arrivi fino alla fantasia di stupro collettivo“, come si sottolinea in un servizio de Le Iene che ha trattato dell’argomento.

A rendere il tutto ancor più pericoloso il fatto che a volte oltre alle foto sono pubblici anche altri dati sensibili delle ragazze, come indirizzo, numero di telefono, amicizie. Sembra così che alcune di queste ragazze siano state contattate dagli utenti di questi gruppi e, ai microfoni di Matteo Vivaini, ammettono di “essere rimaste spaventate”. La Iena ha incontrato però anche un ragazzo che in passato ha fatto parte di uno di questi gruppi ma che oggi si dice pentito.

Il giovane racconta di non frequentare più questo giro dopo aver letto del suicidio di una ragazzina negli Stati Uniti. “Mi pare di aver riconosciuto la foto, mi sono sentito responsabile. Ho capito cosa volesse dire sentirsi le mani sporche di sangue” ammette. Per cercare di recuperare, quando incappa in uno di questi gruppi fa il possibile per avvertire le vittime, in maniera tale che queste possano prendere provvedimenti e magari segnalare il fatto alla polizia postale.