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Corte europea, Italia condannata per il 41bis a Provenzano

Bernardo Provenzano

Per i giudici, il ministero della giustizia italiano ha violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti.

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché decise di continuare ad applicare il regime duro carcerario del 41bis a Bernardo Provenzano, dal 23 marzo 2016 alla morte del boss mafioso, avvenuta il 13 luglio del 2016. Secondo i giudici, il ministero della giustizia italiano ha violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Allo stesso tempo la Corte di Strasburgo ha affermato che la decisione di continuare la detenzione di Provenzano non ha leso i suoi diritti.

Chi era Bernardo Provenzano

Bernardo Provenzano è stato uno dei criminali più pericolosi d’Italia. Veniva chiamato lo Zu Binnu (lo zio Bernardo) o Binnu ‘u tratturi (Bernardo il trattore, per la violenza con cui abbatteva i suoi nemici). E’ stato il capo incontrastato di Cosa Nostra a partire dal 1995 fino al 2006, anno in cui venne arrestato a Corleone dopo essere stato ricercato per 40 anni. Nei numerosi processi in cui è stato coinvolto ha preso diversi ergastoli, venendo ritenuto colpevole in concorso, tra gli altri, dell’uccisione dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Ma anche di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Nel 2014 i problemi di salute

Nell’aprile del 2014 Bernardo Provenzano vede aggravarsi le sue condizioni di salute e viene ricoverato all’Ospedale San Paolo di Milano. Nel 2015, gli avvocati di Provenzano chiedono che il loro assistito venga trasferito nel reparto dei detenuti ordinari. Ma la Cassazione rigetta la loro richiesta, confermando il regime di carcere duro. Provenzano è poi morto, l’anno successivo, nell’ospedale milanese. Per motivi di ordine pubblico, le autorità decisero di vietarne i funerali in forma pubblica.