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San Lorenzo, il quartiere popolare dove è morta Desirée

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Sal Lorenzo, il teatro del violento omicidio di Desirée Mariottini, raccontato da chi lo abita. "Il nostro quartiere ucciso dall'assenza dello Stato".

L’opinione pubblica italiana è rimasta sconvolta dal tragico omicidio di Desirée Mariottini: drogata, stuprata e uccisa a San Lorenzo, quartiere universitario della Capitale. Ciò che ha fatto indignare molti, però, non è la vicenda in sé, quanto la nazionalità dei responsabili delle violenze che la sedicenne ha subito. Salvini ha più volte rimarcato che i responsabili sono “tutti cittadini stranieri e farò tutto il possibile perché vengano rispediti immediatamente a casa loro“. Alcuni abitanti storici di San Lorenzo, intervistati dall’Ansa, hanno cercato di andare più in profondità nell’analisi sociale del quartiere, raccontandone la storia e spiegando come si è arrivati a tanto degrado. Riferendosi agli spacciatori spesso menzionati da Salvini, una cittadina ha detto: “il problema non sono solo loro, o la movida. Qui c’è da tempo un degrado che è fuori controllo“.

San Lorenzo, un vecchio quartiere popolare

San Lorenzo è stato, per molti anni, il cuore della sinistra romana. La denominazione di “roccaforte rossa” della Capitale aveva però perso di senso già molto prima che il caso Desirée Mariottini lanciasse sul quartiere l’attenzione della politica e dei media. L’identità storica di San Lorenzo, che ospitava artigiani, fabbri, manovali, ferrovieri e infermiere si è persa, sacrificata ai vantaggi economici della movida e del business di un quartiere per studenti.

Il ferramenta di via dei Sardi ha raccontato: “La prima volta che c’ho messo piede era il 1961 c’erano le famiglie, il mercato, i tornitori e i marmisti. La sede del Pci a via Latini ogni giorno riuniva la gente in assemblea per ascoltare quali fossero i problemi del quartiere. Oggi di tutto questo non c’è più nulla. Non c’è niente“. Il divieto del consumo di alcolici oltre le 21 annunciato dalla sindaca Virginia Raggi e le ruspe promesse da Matteo Salvini potranno forse ridurre il chiasso notturno e spostare spacciatori e degrado, ma non potranno restituire a San Lorenzo una vitalità ormai scomparsa. La vitalità di un quartiere costituito su un tessuto sociale saldo, sulla condivisione della gestione delle problematiche degli abitanti del quartiere e sulla voglia di costruire un futuro migliore.

Ora ci sono solo rabbia, degrado e disinteresse. “Desiree è il nostro secondo martire, il primo è San Lorenzo, ucciso dalla mancanza di Stato. Questo posto era una bomba ad orologeria ed ora è esplosa” sostiene Emanuele Venturini, membro del comitato di quartiere. “Siamo rimasti in dieci ‘sanlorenzini’ il resto sono studenti e bengalesi. A entrambi non frega nulla di quello che succede” spiega il macellaio di via dei Volsci. “Ci sono tanti stranieri che spacciano, che litigano tra di loro, a chiunque chiedono se vogliono droga, fanno commenti pesanti sulle ragazze. Sono persone arrabbiate che fanno di tutto, è evidente che non hanno nulla da perdere. Ma il problema non sono solo loro, o la movida. Qui c’è da tempo un degrado che è fuori controllo“.

E’ tutto alla luce del sole, sono sempre loro, ad ogni ora del giorno. Ogni tanto li prendono e dopo due ore ritornano, ci sono extracomunitari ma anche italiani. Da una certa ora in poi la gente non ci passa più qui, le mamme sono andate via, è diventato un quartiere invivibile“.