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"Giovani sterilizzati per non avere figli" inchiesta sul mondo Childfree italiano

Loly, amministratrice gruppo Childfree

"Ci sentiamo donne e uomini ugualmente ma non vogliamo sentirci madri o padri" i childfree italiani si sterilizzano ma non c'è una legge che li tutela

Dagli Stati Uniti fino all’Italia, un viaggio transoceanico quello del movimento Childfree, rigorosamente via etere. Sul web dai forum fino ai social network, prendono luce le prime comunità di italiani che aderiscono a questo mantra “Ci sterilizziamo per non avere figli, ci sentiamo donne e uomini ugualmente ma non vogliamo sentirci madri o padri” perchè se dovessimo riassumere il pensiero della comunità italiana, letteralmente “libera dai bambini”, probabilmente utilizzeremmo proprio questo inciso. Difficile pensare come si possa sviluppare la tendenza di sterilizzarsi volontariamente pur di sventare ogni eventuale circostanza di maternità, ancora più difficoltoso è comprendere in che modo i mondi di medicina e giustizia hanno sviluppato assistenza e leggi per regolare l’accesso all’operazione. Salpingectomia bilaterale nelle donne, vasectomia negli uomini: non c’è però una legge che stabilisca il comportamento di medico e paziente. Nell’ambito della nostra inchiesta su questo mondo abbiamo raccolto la personale storia di Loly (giovane 26enne che ha aderito al movimento e che gestisce un gruppo di childfree italiani) e il parere tecnico di uno specialista, Giovanni Agostoni chirurgo ginecologo.

Sterilizzazione volontaria senza una legge

La storia di vita che ci racconta Loly offre uno spaccato di ideologie legate al mondo della procreazione e dell’affermazione della figura della donna, oltre a puntualizzare che chi fa parte del movimento “che non vuole figli” sopporta giornalmente le critiche e gli attacchi di chi non aderisce a questo stile di vita.

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“Mi sono informata quando avevo all’incirca 16 anni, poi grazie al web ho scoperto questa comunità, mi sono unità al gruppo. Eravamo 10 all’inizio ora siamo in più di 700. Dopo alcune esperienze infelici con alcuni dottori e dopo essermi informata, ho deciso di sterilizzarmi. Ho fatto l’operazione in un ospedale del nord-italia. La prima volta una ginecologa mi ha consigliato una visita psicologica: ero arrabbiata, non sono pazza. Il chirurgo che si è occupato della salpingectomia bilaterale è stato gentile, mi ha informato su tutte le conseguenze. Io avevo già abortito e non volevo pormi il problema di rimanere incinta. Noi childfree non facciamo male a nessuno, credo che facciamo del bene se pensiamo a quanti non vogliono un figlio e poi lo fanno…Per noi sterilizzarci è molto più bello, ci stiamo togliendo qualcosa che non vogliamo. Molti childfree non si sottopongono all’operazione e assumono contraccettivi per tutta la vita. Io ho preso la pillola per 9 anni, a livello ormonale mi sento e sono molto più in salute ora. L’operazione è possibile in Italia, coperta dal sistema sanitario nazionale. Creare una legge che la impedisca o che la limiti sarebbe un po’ come tornare indietro: è come per la legge 194, quella sull’aborto. Non possiamo pensare di ritornare a questa chiusura mentale”.

Non esiste infatti una legge dello Stato italiano in grado di stabilire le norme che regolino i requisiti e gli elementi utili per cui un paziente sia idoneo all’operazione e tutelato dal punto di vista psicologico. Sotto l’aspetto prettamente medico è ancora confusa l’interpretazione della giurisprudenza in materia di sterilizzazione. L’unica linea guida da osservare è la seguente: come ci riferisce il Dott. Agostoni (specialista in ginecologia e chirurgia generale):

Dott. Giovanni Agostoni

“L’operazione di sterilizzazione volontaria non era ammessa dalla legge fino al 1978, quando sono state poste le basi giuridiche per ammettere questo procedimento contraccettivo. Viene riconosciuto il diritto alla procreazione cosciente e responsabile. L’unico precetto su cui possiamo fare fede è una sentenza della Corte di Cassazione del 1987, che definisce la sterilizzazione come non costituente di reato (qualora ci venga prestato il consenso del paziente) e delinea tre principi da osservare, sostenendo inequivocabilmente la liceità dell’intervento in subordinazione alla maggiore età, alla capacità di prestare un valido consenso e al fattore che indica beneficio fisico e psicologico verso chi si vuole sottoporre all’intervento. Ovviamente viene concesso al medico in qualità di obiettore la scelta secondo i propri convincimenti scientifici e principi etico-deontologici di prestarsi o meno alla richiesta del paziente”

Chiunque si voglia sottoporre a sterilizzazione volontaria deve quindi essere informato circa gli effetti permanenti che sortisce l’intervento chirurgico. Ci siamo chiesti in che modo secondo la sentenza della Cassazione si possa recare beneficio al paziente che richiede l’operazione. Eticamente è praticamente impossibile stabilire quanto nella consapevolezza di non poter procreare regni un beneficio psicologico. In aiuto della chirurgia sarebbe indispensabile avere una legge più chiara da seguire. Sulla sterilizzazione umana si è pronunciato il comitato etico nel “parere n°18 del 26 luglio 200” in un documento che analizza il consenso informato, il parere medico e l’aspetto giuridico delineando anche un foglio informativo rivolto alle donne che vogliono sottoporsi a sterilizzazione volontaria. Nell’attesa di comprendere l’evoluzione del movimento childfree nella società italiana ci poniamo un quesito, se la comunità scientifica (o almeno in larga misura) non è a conoscenza di questa tendenza e si ritrova ad agire senza una legge chiara, valutandone la necessità prioritaria alla pari di quanto fu importante la norma sull’aborto, perchè non proporre un referendum?