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Luigi Chiatti: "non sono più il mostro di Foligno"

Luigi Chiatti

In una lunga lettera Luigi Chiatti assicura che non è più "il mostro di Foligno" e chiede di poter dare "un senso" al dolore che ha provocato.

“Se potessi tornare indietro non rifarei mai quello che ho fatto perché ciò che ho fatto è distruzione della vita e disprezzo del creato. Scusatemi”. Si conclude così la lunga lettera che Luigi Chiatti ha inviato a l’Unione Sarda in replica ad alcuni articoli che parlavano del suo reinserimento in società. Il mostro di Foligno, come venne definito Chiatti dopo l’omicidio del piccolo Simone Allegretti (4 anni) e Lorenzo Paolucci (13 anni) si trova attualmente presso la Rems di Capoterra e dal 2016 usufruisce di licenze esterne.

Luigi Chiatti: sono come rinato

Luigi Chiatti assicura però che oggi è una “persona molto diversa, che non si riconosce in quella descritta dai mass-media” i quali finora “hanno proiettato sempre la stessa immagine cristallizzata di me, – spiega – senza evidenziare gli importanti progressi ottenuti, grazie all’opera di tutti gli operatori che hanno avuto modo di lavorare su di me, sull’elaborazione dei fatti e sulla strutturazione della mia persona”.

Chiatti confessa di essersi chiesto “se fosse giusto o no concedermi la possibilità di rinascere a vita nuova e, quindi, rientrare tra la gente in società, considerato il dolore presente, senza fine, che a causa mia si è determinato ed è presente nelle famiglie e in tante altre persone legate alle vittime”, a cui chiede “scusa con il cuore in mano”.

Il 50enne con questa sua lettera non chiede tanto il perdono, che sa essere “difficilissimo” da concedere, ma il permesso “di dare ‘un senso’ al sacrificio delle due vittime”. Perché, precisa Chiatti, “anche da un evento così tragico” si può “trarre qualcosa di positivo, dal male più profondo può emergere la luce, attraverso un processo di trasformazione e rinascita interiore della persona”. “Ed è quello che è accaduto in questi anni” conclude.