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Il nuovo fronte No-Tap: il no a Snam per Rete Adriatica

Gasdotto 1

Si apre un nuovo fronte di opposizione al progetto di rendere l'Italia un Hub europeo del gas. Dopo il fronte No Tap, l'opposizione a Rete Adriatica

L’approvazione governativa della Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che dovrebbe collegare l’Italia con le riserve di Gas naturale dell’Azerbaijan, continua a sollevare forti polemiche. E non solo in Puglia, luogo di approdo del gasdotto nel Belpaese. Perchè per poter essere di una qualche utilità, la TAP non potrà limitarsi a portare il Gas a San Foca, lungo la costa pugliese. Da lì dovrà infatti essere incanalato e spedito verso nord attraversando dieci regioni italiane e le zone più a rischio sismico del paese. Il collegamento a cui sarà affidato il compito di portare il gas ai nostri vicini europei si chiama Rete Adriatica, e da progetto consiste in 687Km di gasdotto, la cui costruzione è affidata Snam Rete Gas.

Le critiche mosse a “Rete Adriatica”

Rete Adriatica, come suggerito dal nome, secondo i progetti iniziali avrebbe dovuto correre lungo la costa. Ma Snam decise che “Per cause ambientali, geologiche e urbanistiche” sarebbe stato meglio spostare il percorso del tracciato più sull’entroterra, facendolo così correre lungo la dorsale appenninica. Una decisione che secondo i tanti contadini indotti a vendere i propri terreni avrebbe invece motivazioni sociali ed economiche.

Infatti, secondo quanto sostenuto da Alessia Moriconi, membro del Collettivo giovanile di Attivismo Politico e Sociale, “Lo spopolamento delle aree interne del paese riduce le possibilità di resistenze popolari”. Inoltre afferma, “I terreni costano sicuramente molto meno rispetto a quelli sulla costa”.

Il gasdotto lungo zone a rischio sismico

Una decisione, quella di spostare il tracciato, aversa anche da alcuni geologi: “A vedere la mappa vengono i brividi”, dice infatti Francesco Aucone. Il geologo afferma che “Stando al progetto, il serpente di metano si snoda lungo zone altamente sismiche come la Valle Peligna, i paesi dell’hinterland aquilano, quelli dell’Umbria, delle Marche e dell’Emilia, toccando paradossalmente tutti gli epicentri dei più forti terremoti che hanno interessato l’Italia dal 1997 ad oggi”. Uno dei più critici del progetto sarebbe Sulmona, che oltre al gasdotto dovrebbe ospitare anche una centrale di compressione del Gas, fondamentale per permetterne il trasferimento verso i siti di stoccaggio situati nei dintorni di Bologna.

Problema principale, secondo il geologo, sarebbe che Sulmona è classificata come livello 1 di rischio sismico, il più alto.

Aucone sostiene che gli studi condotti da Snam a riguardo non sarebbero sufficienti, in quanto oltre a non aver preso in considerazione le caratteristiche morfologiche del terreno, nei progetti si sarebbero completamente trascurati i rischi dovuti alla presenza di numerose faglie nell’area, in grado di deformare permanentemente la crosta terrestre, e potenzialmente di creare danni ai collegamenti.

I dubbi degli italiani

Insomma, il progetto di trasformare l’Italia in un Hub per la distribuzione del gas a livello europeo continua ad incontrare l’opposizione delle popolazioni che vivono sul percorso di questi collegamenti sotterranei. Che si tratti della sindrome da “Non nel mio giardino”, o una sfiducia nella capacità di progettazione, implementazione, e conservazione delle infrastrutture da parte delle autorità, rischia di cambiare poco. Le modalità definite dalla popolazione residente “Poco trasparenti” con cui Snam ha proceduto all’acquisto delle proprietà su cui costruire il gasdotto, in un paese come il nostro – in cui simili progetti incontrano spesso grosse resistenze – non hanno infatti probabilmente contribuito alla creazione di un clima positivo intorno al progetto.

Inoltre, considerando il costo che la costruzione di Rete Adriatica comporta, che si stima essere intorno al miliardo e 200 milioni di euro, richiederà per l’ammortamento un utilizzo di diversi decenni. Allontanando così, perlomeno secondo i critici, il passaggio del sistema italiano alle rinnovabili.

Le rassicurazioni di Snam

Secondo Snam, invece, Rete Adriatica ha lo scopo di creare un corridoio alternativo a quello tirrenico, rendendo in questo modo più affidabile la rete italiana. Oltre che diversificare i fornitori, e ridurre in questo modo i costi della materia prima. Inoltre dalla società sottolineano come in Italia vi siano oggi 34.000Km di metanodotti, e oltre 20 tra stazioni di compressione e siti di stoccaggio, che mai, nel corso degli eventi sismici occorsi negli ultimi 40 anni, tali impianti abbiano subito dei danni.