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Ponte Morandi: ipotesi, "Crollo per caduta rotolo d'acciaio"

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Sul crollo del ponte Morandi parla l'ingegnere incaricato di alcuni lavori di rinforzo al viadotto: "Crollato per una cannonata da 3,5 tonnellate".

Un rotolo di acciaio da 3,5 tonnellate potrebbe essere la principale ragione del crollo del Ponte Morandi di Genova. Ad avanzare l’ipotesi è l’ingegnere Agostino Marioni, ex presidente della società Alga, che si occupò anche di alcuni lavori di rinforzo al viadotto ligure nel 1993. Chiamato a testimoniare dal pm Massimo Terrile, responsabile delle indagini della tragedia del 14 agosto 2018, il tecnico ha parlato di una vera e propria “cannonata” prodotta da un pesante bobina caduta da un tir.

L’ipotesi dell’ingegnere sul crollo del Morandi

“In un primo momento avevo pensato che la causa del crollo del Morandi fosse la corrosione degli stralli – dice l’ingegnere -. Poi vedendo alcuni video ho iniziato a ipotizzare che a far collassare il viadotto potrebbe essere stata l’eventuale caduta del rotolo di acciaio trasportato dal camion passato pochi secondi prima”. Ma si tratta solo di un’ipotesi. Infatti, come riporta il Messaggero, non è stato ancora accertato se il camion abbia effettivamente perso un carico di tale portata. Ma il tecnico precisa: “Secondo i calcoli che ho fatto, se il tir, che viaggiava a una velocità di circa 60 chilometri orari, avesse perso la bobina da 3,5 tonnellate avrebbe sprigionato una forza cinetica pari a una cannonata“. Del resto “Verificarlo è semplice: basta controllare se sulla bobina ci sono tracce di asfalto”.

Ponte Morandi: “Aveva problemi di corrosione”

L’ingegnere conosce bene il viadotto Morandi. Autostrade incaricò la sua società di eseguire alcuni lavori di rinforzo sulla pila 11. Il ponte, spiega il tecnico, “Aveva problemi di corrosione legati a un difetto costruttivo. I cavi all’interno degli stralli di quella pila non vennero sistemati bene per cui il calcestruzzo non li aveva perfettamente avvolti. Per questo si sono corrosi”. Pare che anche le pile 9 e 10 presentassero qualche problema al tempo dei lavori, seppur “in misura minore, di poco rilievo” precisa. Quanto ai lavori di ricostruzione del collegamento, il suggerimento dell’esperto è stato quello di procedere con la riparazione del collegamento preesistente. Demolirlo, dice, “Sarebbe come buttare giù il Duomo di Milano perché è crollata una guglia”.