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Roma, referendum Atac: cosa bisogna sapere

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Domenica 11 novembre 2018 i cittadini romani sono chiamati alle urne per decidere le sorti del trasporto pubblico nella capitale.

Il trasporto pubblico locale di Roma capitale attraversa un potenziale punto di svolta domenica 11 novembre, quando avrà luogo il referendum comunale consultivo promosso da Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani e deputato di +Europa. Il referendum riguarda un’eventuale messa in gara del servizio di trasporto pubblico locale, attualmente monopolio della società pubblica Atac, da tempo bersaglio di accuse sull’inefficienza del servizio fornito ai cittadini romani.

Atac, all’attacco i Radicali

“La situazione continua a peggiorare, e a dirlo non siamo noi promotori del referendum per la messa a gara del tpl: tutti i dati, inclusi quelli dello studio dell’Istituto Bruno Leoni pubblicato pochi giorni fa, testimoniano un peggioramento costante del servizio, come se non bastasse l’esperienza diretta e quotidiana dei cittadini che certifica ogni giorno un disastro senza fine”. Dichiara Riccardo Magi, in una nota sul sito Mobilitiamo Roma, promotore del referendum. “Votando Sì al referendum dell’11 novembre i romani avranno l’occasione rivendicare il proprio diritto a una mobilità efficiente e di chiedere con forza un vero cambiamento nel trasporto pubblico della Capitale, dopo anni di gestione disastrosa di Atac”. Così spiega il comitato del sì: “Chi dice no a questo referendum sostiene che vuole conservare l’azienda ‘pubblica’, ma di pubblico in Atac è rimasto solo il debito e i continui disagi dei cittadini”.

Referendum, i promotori del No

Il fronte del No si è unito nel Comitato Utenti e Lavoratori in difesa del trasporto pubblico, che è composto dall’Unione Sindacale di Base (Usb) e il sindacato ORSA, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, Cinecittà Bene Comune, collettivi studenteschi e comitati territoriali. In un’intervista a TPI, Michele Frullo, di Usb, ha dichiarato che “A Roma un servizio di trasporto privato già esiste e detiene il 20% del trasporto romano – Roma tpl – che non è un subappalto di Atac, e non fornisce un servizio di qualità. La messa in gara per la privatizzazione non è altro che un modo per scaricare colpe e e non risolvere i problemi dei lavoratori interni all’Atac. La sua inefficienza è dovuta ai continui tagli della regione Lazio che, per promuovere l’uso del privato, sfavorisce l’immagine del servizio pubblico”. CGIL sostiene che l’intento della messa in gara sia “non quello di migliorare il servizio e la qualità del lavoro, bensì di fare profitti senza redistribuirli nella comunità”.

Referendum: modalità di voto

Ci sono due quesiti a cui i cittadini sono chiamati a rispondere; il primo è il seguente: “Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?” Il secondo: “Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”.

Trattandosi di un referendum consultivo, il quorum viene raggiunto con il 33% dei voti, a differenza dei referendum abrogativi che richiedono la maggioranza assoluta. In caso di esito positivo non ci saranno tuttavia effetti immediati. Il referendum consultivo servirebbe solo all’amministrazione comunale per aprire un dibattito sull’eventuale messa in gara dei trasporti pubblici.