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Ortona, pensionata violentata in spiaggia: fermato un somalo

carabinieri

Pensionata di Ortona è stata violentata mentre prendeva il sole. E' ricoverata a Lanciano. "Ho avuto paura che potesse uccidermi".

Una pensionata di Ortona è stata violentata in spiaggia da un giovane somalo. E’ riuscita a salvarsi gettandosi nelle acque del mare. Saleban Nuur Shaieb, questo il nome dello straniero, è stato arrestato per violenza sessuale e rinchiuso nel carcere di Chieti. La vittima è ricoverata all’ospedale di Lanciano con molte ecchimosi e un trauma cranico. “Ho avuto paura che potesse uccidermi“, ha confessato la donna ai medici.

L’accaduto

Una donna di 68 anni è stata violentata in spiaggia ed è riuscita a salvarsi gettandosi in mare. La donna è una pensionata di Ortona, in provincia di Chieti e, approfittando della bella giornata, stava prendendo il sole sulla spiaggia Cintoni di Ripari quando un giovane somalo l’ha aggredita. Il ragazzo prima si è denudato in strada, poi ha cominciato a masturbarsi e infine si è avvicinato all’anziana tentando lo stupro. La donna, impaurita, è scappata verso il mare trovando riparo in acqua. E’ una storia che avrebbe avuto conseguenze più tragiche se i commercianti di Marina San Vito Chietino non avessero notato il giovane che vagava nudo per strada e non avessero immediatamente dato l’allarme. I commercianti hanno raccontato che il ragazzo stava percorrendo l’arenile che costeggia il percorso ferroviario della linea adriatica, completamente nudo, quando si è imbattuto nell’anziana donna e le è saltato addosso cercando di abusare sessualmente di lei.

Arrestato per violenza sessuale

I carabinieri avvisati dai commercianti, arrivati sul posto, hanno potuto assistere solo all’ultima fase dell’aggressione, bloccando il ragazzo e salvando la donna. Saleban Nuur Shaieb è stato arrestato per violenza sessuale e ora è rinchiuso nel carcere di Chieti dopo il fermo imposto dal pm Giuseppe Falasca. La vittima, invece, è ricoverata all’ospedale Renzetti di Lanciano. Questa brutta avventura ha lasciato notevoli segni sulla donna, sia fisici a causa delle numerose ecchimosi, delle escoriazioni e di un trauma cranico dovuto a una caduta sui ciottoli che compongono l’arenile, ma anche a livello psicologico. Arrivata all’ospedale, ai medici ha confessato: “Ho avuto paura che potesse uccidermi, ma fortunatamente sono riuscita a divincolarmi”. La prima prognosi accordata dai medici parla di 30 giorni, ma serviranno altre visite.

Il giovane godeva della protezione sussidiaria

La vera identità del giovane è stata trovata grazie alla comparazione delle impronte digitali con quelle già presenti nel casellario centrale d’identità del ministero dell’Interno. Di origini somale, ha 20 anni ed è in Italia da circa un anno dopo essere sbarcato in Sicilia. Senza fissa dimora, da un mese è in possesso del permesso di soggiorno per protezione sussidiaria. La protezione sussidiaria è un’ulteriore forma di protezione internazionale. Chi la ottiene – pur non avendo i requisiti per lo status di rifugiato – viene protetto perché, se ritornasse nel Paese di origine, «andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave».