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Giornata mondiale dell'infanzia: le periferie dei bambini

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In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, Save the Children fa il punto sulla povertà educativa.

Si celebrerà martedì 20 novembre 2019 la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. A quasi 30 anni dalla Convenzione che riconosce i diritti dei minori sono però ancora troppi i bambini che vivono in povertà, anche educativa. In Italia si contano oltre 1,2 milioni di bambini e adolescenti in povertà assoluta. Ma in questi anni sono aumentate anche le diseguaglianze educative, come rivela l’IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children, che sarà pubblicato da Treccani il 29 novembre prossimo.

Segregazione educativa

Sono 1,2 milioni i bambini e gli adolescenti che vivono in povertà assoluta. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro. L’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro. La segregazione educativa, infatti, allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, in particolare nelle grandi città.

Il rapporto di Save the Children svela infatti che all’interno di una stessa città, l’acquisizione delle competenze scolastiche da parte dei minori segna un divario sconcertante. A Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia, a Palermo il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al GRA nelle aree orientali della città (meno del 10%). Ancora più forte la forbice a Milano, dove a Pagano e Magenta-San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%).

I deficit urbanistici

In base ai dati della Ong, sono quasi 3,6 milioni i bambini e adolescenti che vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese (2 su 5 del totale in Italia), e crescono spesso in zone o quartieri sensibili che si possono definire “periferie” da tanti punti di vista differenti, non solo rispetto alle distanza dal centro città, ma in base ai diversi deficit urbanistici, funzionali o sociali dei territori. Ecco quindi che si scopre che a Roma e Genova vivono in aree “periferiche” il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni, e a Napoli e Palermo il 60%, un numero che scende al 43% a Milano e al 35% a Cagliari.

“È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi” dichiara quindi Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.