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Migranti, Ong si alleano: tornano in mare con tre barche

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Le tre Ong Open Arms, Sea Watch e Mediterranea annunciano una missione congiunta, sfidando la politica dei porti chiusi del governo italiano.

Le Ong che erano state fermate dalla politica dei porti chiusi del governo giallo-verde si alleano. “L’intensa campagna di criminalizzazione lanciata contro le organizzazioni umanitarie ha raggiunto l’obiettivo di eliminare testimoni scomodi e ha imposto il silenzio su ciò che accade in quelle acque” denuncia infatti Proactiva Open Arms che, insieme a Sea Watch e Mediterranea, annunciano che torneranno in mare per garantire le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti e “difendere i diritti umani”.

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Le imbarcazioni delle tre organizzazioni sono già partite e si incontreranno in mezzo al mare, a poche miglia dalla “zona Sar” (Search and Rescue) della Libia. La nave di Open Arms è partita mercoledì 21 novembre 2018 da Barcellona, la Mare Jonio di Mediterranea giovedì 22 novembre da Reggio Calabria mentre la Sea Watch 3 ha lasciato venerdì 23 novembre le acque territoriali francesi. In campo (anzi in volo) per la missione anche due aerei, che svolgeranno attività di avvistamento.

Gli attivisti delle tre Ong affermano che la loro è la “prima operazione europea di monitoraggio del Mediterraneo”. Beppe Caccia uno degli armatori, spiega: “Volevano desertificare il Mediterraneo, eliminare ogni testimone di quello che sta accadendo, con le motovedette e le inchieste politiche-giudiziarie. E invece, anche grazie alla nostra iniziativa, siamo ancora qui”. A quanto pare, più forti e uniti che mai.

ONU critica l’Italia

Proprio mentre inizia la nuova missione congiunta di Open Arms, Sea Watch e Mediterranea, l’Alto commissariato ONU per i diritti umani esprime “preoccupazione” per la “continua campagna diffamatoria in Italia contro le Ong impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo” e “la criminalizzazione del lavoro di chi difende i diritti dei migranti“.

L’ONU denuncia infatti come “il governo italiano, tra gli altri, abbia reso praticamente impossibile per le navi delle Ong continuare a soccorrere i migranti: ciò ha portato – si evidenzia – a maggiori annegamenti e scomparse”. Il richiamo delle Nazioni Unite è chiaro: “Salvare le vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine”.