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Napoli, uccisa dall'ex: madre della vittima tenta suicidio

Napoli

Alessandra era stata travolta e uccisa dall'auto dellʼex, condannato a 4 anni e 8 mesi per omicidio stradale. La madre della vittima tenta suicidio

Spezzata nel fiore della sua giovinezza. Spento per sempre il suo bellissimo sorriso. Alessandra Madonna, la ventiquattrenne travolta e uccisa dall’auto dell’ex fidanzato, è morta due volte. Accadeva a Melito, in provincia di Napoli, tra il 7 e 8 settembre 2017. A non portarle rispetto, a non onorare la sua dignità così preziosa, è l’ingiusta giustizia italiana. L’uomo incriminato, infatti, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi per omicidio stradale. Una decisione paradossale che ha l’aria della beffa. Così Olimpia Cacace, la mamma di Alessandra, si è chiusa in una stanza e ha tentato il suicidio lanciandosi da un balcone.

Il femminicidio resta una piaga di enormi proporzioni e i numeri parlano chiaro: quasi sette milioni di donne hanno subito qualche forma di abuso nel corso della loro vita. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all’insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale. Spesso un tentativo di annullare la propria persona, di minarne profondamente l’indipendenza e la libertà di scelta.
Il tragico estremo di tutto questo è rappresentato dal femminicidio, che dimostra di essere ancora un reato diffuso. Rientra in questo drammatico fenomeno il caso di Alessandra. Più dell’82% dei delitti commessi a scapito di una donna, nel nostro Paese, sono classificati come femminicidi. Un numero gigantesco: oltre quattro su cinque.

Napoli, mamma di Alessandra tenta suicidio

E’ successo nel tribunale del capoluogo campano, dopo la lettura della sentenza che ha condannato Giuseppe Varriale a 4 anni e 8 mesi per omicidio stradale. La donna, mamma della giovane vittima, è stata fermata da una cronista Mediaset. “Io mi butto, 4 anni e 8 mesi gli hanno dato. Neanche a una bestia”, sarebbe stata la sua risposta. Nel frattempo alcuni agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a sfondare la porta e bloccare la donna prima che si lanciasse nel vuoto. A intrattenerla è stata la cronista, a cui la donna ha detto: “Questa non è giustizia, deve venire il magistrato qui e mi deve chiedere scusa”. La giornalista si è subita attivata chiedendo a un avvocato di cercare il magistrato.

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Dopo il verdetto, il padre della vittima si è scagliato contro il giudice. “Questa non è giustizia, me l’hanno uccisa due volte”, mentre la madre minacciava di lanciarsi nel vuoto.