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Alex è a Roma: il trapianto all'ospedale Bambino Gesù

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Il piccolo Alessandro Maria Montresor non ha trovato in tempo un donatore di midollo. Il bambino sarà operato al Bambino Gesù di Roma.

Alessandro Maria Montresor, ormai noto a tutti come il piccolo Alex, è arrivato in Italia. Il bimbo, di 18 mesi, è affetto da una rara malattia genetica. Nei giorni scorsi era stato trovato un donatore di midollo osseo compatibile, ma non si è reso subito disponibile. Il bambino verrà quindi operato all’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Alex operato a Roma

“La notizia che si fosse trovato, tramite una ricerca nel registro internazionale, un donatore altamente compatibile con Alessandro Maria è vera. Tuttavia, a seguito dell’accertamento della compatibilità, abbiamo appreso che tale donatore (non italiano) si è reso disponibile solo da metà gennaio. Tale tempistica purtroppo è incompatibile con la malattia del nostro bimbo, che come sapete richiede un trapianto il prima possibile” avevano scritto il 25 novembre 2018 Cristiana e Paolo.

Alessandro Maria Montresor, ormai noto a tutti come il piccolo Alex, è affetto infatti da una rara malattia genetica. Nelle scorse settimane in tutta Italia è partita una gara di solidarietà, e centinaia di persone si sono sottoposte a un prelievo del sangue per verificare se compatibili per la donazione del midollo osseo.

“Il Great Ormond Street Hospital, d’accordo con il Professore Franco Locatelli direttore del dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica, terapia Cellulare e Genica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (che sin dall’inizio ci ha dimostrato massima attenzione e disponibilità), ci hanno proposto di trasferire Alessandro Maria a Roma per sottoporlo alle cure dell’equipe italiana” informano quindi i genitori del bambino.

Proprio in queste ore quindi Alex è atterrato in Italia e sta per essere ricoverato al Bambino Gesù di Roma, dove verrà sottoposto a un trapianto di midollo prelevato da un genitore. Per renderlo il più compatibile possibile, questo sarà prima manipolato con delle cellule staminali. “E così continuiamo a sperare” concludono la mamma ed il papà del piccolo.