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Disabilità e sessualità: ancora nessuna risposta dallo stato

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Ancora nessuna risposta dallo stato per quanto riguarda la gestione della sessualità dei disabili. Non riconosciuti gli assistenti sessuali

Esiste nel nostro paese un problema che riguarda la sessualità dei disabili. Un problema che si perde tra le continue emergenze, e che, nonostante il susseguirsi delle legislature, continua a rimanere senza riposta. In Italia, ad oggi, non esiste infatti infatti la figura dell’assistente sessuale. Una figura che in molti altri paesi è invece già da tempo realtà. Non esiste quindi nessun percorso formativo teso a formare persone che siano effettivamente in grado di soddisfare i bisogni erotici delle persone disabili. Unico passo in quella direzione, la presentazione di un disegno di Legge nel 2017, intitolato: “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità. Disegno di Legge assegnato alla commissione “Igiene e sanità” in sede referente, e da allora finito nel dimenticatoio.

Il documentario di Francesco Cannavà

Un problema che Francesco Cannavà, con il suo documentario “Because of my body”, cerca di riportare al centro dell’attenzione. Il regista trentunenne di origini siciliane, intervistato da TPI, spiega che si tratta “Prima di tutto di una battaglia culturale”. Una battaglia, spiega Francesco, a cui ha deciso di dedicare il proprio lavoro.

“Questa problematica coinvolge tutte le famiglie italiane da nord a sud, dove da sempre si vive il dramma di non sapere o di non potere aiutare i disabili presenti nel nucleo familiare”, prosegue l’autore del documentario. “In primis”, afferma, “Perchè è lo stesso stato italiano a non fornire gli strumenti per superare l’ostacolo”.

La questione della sessualità dei disabili

Perchè, come accade per qualunque persona normodotata, con il raggiungimento della maggiore età si sviluppa anche la necessità di soddisfare pulsioni sessuali. Una necessità che si scontra però con l’impossibilità di seguire un percorso legale, che permetta ai disabili e alle loro famiglie di affidare un così importante e delicato aspetto della vita a del personale formato, e non improvvisato. Perchè ad oggi, per coloro che decidono di voler provare a rimediare alla mancanza della legislazione italiana, si pongono diverse problematiche.

Il ricorso alla prostituzione

“Una di questa è di tipo culturale”, afferma l’autore del documentario. Che prosegue spiegando come “La disabilità, specie quando è fisica e motoria, è considerata in Italia ancora come una deformità o una mostruosità”. Un problema che, quando viene affrontato dalle famiglie, rischia però di condurre verso l’illegalità. Perchè come dicevamo in precedenza, l’ordinamento del Belpaese semplicemente si limita ad ignorare il problema, non riconoscendo la figura dell’assistente sessuale. Una mancanza che obbliga a fare ricorso alla prostituzione, infrangendo così leggi dello stato. Una decisione spesso sofferta: sappiamo ormai tutti molto bene a cosa sono sottoposte le ragazze che si prostituiscono, e il regime di sfruttamento e schiavitù a cui sono spesso obbligate.

Ma anche nel caso in cui si decida di intraprendere questa strada, e quando non si viene rifiutati per ribrezzo, bisogna considerare la difficoltà che una prostituta può avere nella gestione del corpo di un disabile, e della sua emotività. E, come spiega Cannavà, “Quando si tratta di un disabile cognitivo è ancora peggio, perchè questa persona esprime in modo diverso emozioni e desideri”.

Un problema che Francesco, girando il suo documentario, ha riscontrato esistere anche per quanto riguarda il ricorso ad escort uomini da parte di ragazze disabili. Escort che, quando accettano la prestazione, arrivano a chiedere cifre comprese tra i 3000 e i 4000 Euro. Insomma, anche in questo frangente le ragazze sarebbero decisamente più svantaggiate degli uomini.

La formazione dei primi “Assistenti sessuali”

Nel documentario del regista siciliano si documenta quindi la formazione dei primi 17 assistenti sessuali in Italia, che nel corso del mese di febbraio 2019 si avvieranno a concludere il percorso di studio. Un percorso durante il quale hanno seguito lezioni di specialisti, avvocati, psicologi e sessuologi. Figure professionali con un bagaglio di conoscenze che le rende sicuramente in grado di poter affrontare le difficili situazioni con le quali dovranno entrare in contatto. Ma che, per l’ordinamento del nostro paese, semplicemente non esistono.

Un documentario, quello di Francesco Cannavà, che vuole quindi “Fare emergere dal buio questa problematica, partecipare ad una rivoluzione culturale e aiutare tutte le famiglie che stanno vivendo il problema, come le madri costrette a masturbare i figli perchè non sanno che esistono altri metodi”.