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Bologna, smantellati cartelli di imprese funebri: 30 arresti

Bologna, cartelli imprese funebri

La Procura di Bologna ha smantellato un racket gestito da imprese funebri che, attraverso tangenti, si assicuravano il monopolio del mercato.

I Carabinieri di Bologna hanno eseguito trenta arresti nel corso di un’indagine su due cartelli di imprese funebri. Le imprese coinvolte controllavano tutte le camere mortuarie dei principali ospedali del capoluogo emiliano e detenevano dunque il monopolio dei servizi funebri della zona. I nosocomi coinvolti sono, in particolare, l’Ospedale Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Bologna, che ha emesso 30 misure cautelari. Tra gli indagati, 9 sono in carcere e 18 agli arresti domiciliari. Per 3 persone è stato emesso un divieto di attività d’impresa. Gli oltre 300 agenti che hanno partecipato all’operazione hanno eseguito 43 perquisizioni e sequestrato un patrimonio di 13 milioni di euro.

Il racket del caro estinto

Ai vertici del racket c’erano Giancarlo Armaroli, 68enne leader della “Rip Service srl“, e Massimo Benetti, 63 anni, della “Consorzio imprese funebri – Cif srl“. Le due imprese, pur essendo distinte, operavano seguendo la medesima strategia ed erano attente a spartirsi le zone di influenza e il mercato, in modo da non entrare in competizione. Le altre imprese “satellite” coinvolte sono la “Franceschelli srl”, la “Lelli srl”, la “Oreste Golfieri srl” e la “Centro servizi funerari srl”.

Armaroli e Benetti controllavano un’ampia rete di amministratori, infermieri e dipendenti degli ospedali e degli obitori. Questi ultimi erano il vero anello di congiunzione tra le imprese funebri e le famiglie degli estinti. In cambio di somme che andavano dai 200 ai 350 euro, indirizzavano i familiari verso la “Rip Service srl” e la “Cif srl”. Il denaro utilizzato per pagare gli infermieri viva gestito attraverso un conto corrente attraverso il quale transitavano migliaia di euro. Secondo il Codacons, i cartelli di Bologna rappresentano “una goccia nel mare, perché il fenomeno del racket del caro estinto è ancora diffusissimo negli ospedali italiani”.