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Sissy, la lettera prima della morte: "Ho saputo fatti gravi"

Sissy Trovato Mazza

Spunta una lettera che Sissy Trovato Mazza scrisse all'ex direttrice del carcere della Giudecca, prima di finire in coma per un colpo di pistola.

La morte di Sissy Trovato Mazza resta ancora un giallo, ma forse una lettera potrà dipanare qualche dubbio. L’agente di polizia penitenziaria, che lavorava nel carcere della Giudecca, è stata trovata ferita con un colpo di pistola alla testa il 1 novembre 2016, all’interno di un’ascensore del reparto di pediatria dell’Ospedale civile di Venezia, dove si trovava per prestare servizio. Dopo poco più di due anni di coma, Sissy si è arresa il 12 gennaio 2019.

Prima dello sparo forse una colluttazione

Le indagini non sono ancora riuscite a chiarire chi abbia sparato, né quale fosse il movente. In un primo momento la magistratura si era mossa ipotizzando il tentato suicidio. I familiari della 28enne non hanno mai creduto a questa ricostruzione e ben presto, infatti, si è cominciato a sospettare l’omicidio.

Tesi che potrebbe essere supportata anche dal fatto che sul corpo di Sissy furono a quanto pare trovati lividi e graffi, compatibili con una colluttazione. Stando a quanto sostengono i familiari della giovane, Sissy potrebbe essere stata uccisa perché aveva scoperto qualcosa che non andava all’interno del carcere della Giudecca.

La lettera

Fanpage.it pubblica in esclusiva il 21 gennaio 2019 uno stralcio di una lettera che Sissy Trovato Mazza avrebbe inviato all’ex direttrice del carcere della Giudecca, Gabriella Straffi, oggi in pensione. Nella missiva, scritta di suo pugno, la poliziotta informava l’ex direttrice che “negli ultimi giorni sono stata avvicinata da molte detenute che hanno raccontato fatti gravi che riguardano le mie colleghe. – si legge – Essendo la cosa molto delicata ho cercato di non ascoltare e di riferire tutto subito all’ispettore … la quale mi ha consigliato di parlare al più presto con la signora vostra”.

Una detenuta, contatta da Fanpage.it, afferma che Sissy “era sempre disposta ad ascoltare e aiutare noi detenute nelle ingiustizie che succedevano all’interno dell’istituto. – aggiungendo – Ha sempre svolto il suo lavoro al meglio, solo che per il resto del personale non andava bene”.