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Alex, dimesso dopo il trapianto. Il papà: "nuova vita"

Alex, dimesso dopo il trapianto

A un mese dall'operazione, il piccolo può tornare a casa. Il suo percorso trapiantologico è concluso. Inizia una nuova vita, si spera in discesa.

Dopo il trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore, il piccolo Alex può tornare a una vita normale. Il suo percorso trapiantologico può dirsi concluso. Il padre ha dato una seconda vita al figlio e, dopo aver scalato l’Everest, spera di scendere.

Il piccolo Alex è stato dimesso

La storia del piccolo Alex, 20 mesi affetto da una malattia genetica rara, ha commosso tutti. A un mese dal trapianto di midollo osseo, sta bene ed è stato dimesso. Il piccolo era stato trasferito all’ospedale Bambino Gesù di Roma lo scorso novembre, lì è stato sottoposto al trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore. Le cellule del padre, manipolate e infuse nel piccolo, “hanno perfettamente attecchito, ripopolando adeguatamente il sistema emopoietico e immunitario del paziente”. Dopo il trapianto non ci sono state complicazioni, né di infezioni né di rigetto, quindi – come afferma l’ospedale – “il percorso trapiantologico può dirsi concluso positivamente”. Ora per il piccolo Alex e la sua famiglia si apre una nuova vita: visite di controllo in Day Hospital con frequenza inizialmente settimanale e poi, via via, sempre più distanziate.

Il padre: “Nuovo vita per Alex”

Per la famiglia Montresor il calvario è iniziato il 28 agosto, quando Alex viene ricoverato a Londra nel picco della malattia e febbre a 40. In un’intervista a La Repubblica, Paolo Montresor confessa di essere donatore di midollo da 20 anni, ma “mai avrei pensato che il ricevente sarebbe stato mio figlio. Mi è sembrato di dargli una seconda nascita, ho capito meglio cosa provano le madri”. Ora Alex è un bambino tranquillo a cui basta una macchinina per essere felice. Dopo l’angoscia, la speranza di trovare un donatore compatibile tra le migliaia di persone che sono accorse a seguito dell’appello lanciato su Facebook, dopo l’operazione non facile, Paolo afferma: “Sappiamo che ci saranno ancora i controlli e i Day Hospital, quindi salite da affrontare. Ma ci sentiamo come se avessimo scalato l’Everest e fossimo arrivati alla cima. Ora speriamo di scendere”.