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Quando il razzismo non è reato: prosciolto il prof dell'insulto

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Il Tribunale di Torino ha prosiolto l'ex professore di una scuola media: rimproverò uno studente apostrofandolo come "Marocchino di m...".

Era finito in Tribunale per aver apostrofato due alunni di 11 anni con espressioni del tipo “Cosa ridi, marocchino di m…” e “cinese di m…”. Ora il giudice per l’udienza preliminare Luca Fidelio ha prosciolto il professore di scuola media accusato di abuso di mezzi di correzione con l’aggravante della discriminazione e dell’odio razziale. A quanto si legge su La Stampa, la sentenza del gip poggerebbe sulla mancanza di presupposti per sostenere il “pericolo di danno al corpo o alla mente” dei due studenti. Senza questo elemento, l’accusa è stata derubricata a semplice ingiuria. Reato depenalizzato da circa tre anni: un cavillo tecnico che ha dunque aperto la strada al proscioglimento. Ma non sarebbe finita qui, il docente ora annuncia di volersi rivalere contro il Provveditorato per le spese legali.

“Ma quale razzismo? Mi è scappato…”

“Mi è scappato, ho chiesto scusa. Guardi che non sono mica razzista, ho amici di colore, non ho frequentazioni di estrema destra. Sono stato anche consigliere comunale per cinque anni per il Partito popolare, nella mia zona di origine, l’Agrigentino”. Queste le parole dell’insegnante di Educazione tecnica assolto dal Tribunale di Torino, riportate da La Stampa. A detta del quotidiano, l’uomo, 59 anni, avrebbe ammesso l’insulto al ragazzino cinese (i cui genitori non si sono costituiti parte civile nel corso del processo nda) ma quanto al rimprovero rivolto all’allievo nordafricano avrebbe dichiarato: “Mai detto qualcosa del genere a lui. Mi sbeffeggiava, più volte gli ho detto :“Cosa ridi?”, ma nulla di più”.

Insultati da chi dovrebbe proteggerli

La vicenda risale al febbraio del 2018, a segnalare la questione alla preside fu suo tempo, come riporta La Stampa, una rappresentante di classe. La vicenda finì poi in Tribunale con l’accusa pronunciata dal pm Mario Bendoni. “Spero che non si ripeta più, soprattutto in un ambiente dove i bambini dovrebbero essere protetti e non insultati” è l’auspicio del padre dell’allievo marocchino a seguito della sentenza. Anche l’avvocato Davide Vettorello, che ha assistito la famiglia dello studente insultato, si dice esterrefatto e, come riportato dal Corriere della Sera, auspica che la procura faccia ricorso in appello. “Spero che non crei un precedente e che qualcuno non si senta legittimato a tenere questi comportamenti, fraintendendo il tenore della sentenza – dice il legale -. È un discorso tecnico, ma non tutti sono addetti ai lavori. Il rischio è che venga male inteso il senso della decisione”.