Tony Essoubti Badre, il patrigno del piccolo Giuseppe, è dietro le sbarre nel carcere napoletano di Poggioreale, in attesa del processo. L’uomo si trova in isolamento, per evitare possibili atti di autolesionismo e per proteggerlo dalle probabili aggressioni di altri detenuti, data la natura e la gravità del reato di cui è accusato. Il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli ha fatto visita a Badre in prigione. “Quando mi ha visto piangeva e chiedeva perdono“, ha raccontato a Fanpage. “Non sono riuscito a provare alcuna pietà per lui. Personalmente credo che chi uccide è un mostro, in particolare se si tratta di bambini, e merita una condanna durissima senza alcuna attenuante”.
Borrelli ha poi elogiato l’organizzazione di Poggioreale e il trattamento ricevuto dai detenuti. “Mi sono confrontato con i vertici della struttura penitenziaria che nonostante le brutture con cui devono avere a che fare ogni giorno conservano una grande umanità. La direttrice sta anche facendo ridipingere i padiglioni con colori meno cupi grazie all’aiuto di alcuni detenuti che si sono offerti volontari per fare questo lavoro”.
La confessione di Essoubti Badre
Nel frattempo, nuovi particolari dell’aggressione emergono in seguito all’interrogatorio condotto dal gip di Napoli Nord, Antonino Santoro. Il patrigno di Giuseppe ha infatti confessato di aver “fumato diversi spinelli” il giorno della morte del bambino. Una pratica che sembra essere quasi quotidiana per il 24enne e che, in quella tragica domenica di gennaio, doveva servirgli per sopportare le urla dei bambini. In seguito all’aggressione, sarebbe andato in farmacia per comprare una pomata a base di arnica. Con questa, lui e la compagna Valentina hanno cercato di medicare il piccolo, morto dopo ore di agonia.