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Azka, stuprata e picchiata dal padre "Costretta ad abortire 3 volte"

Azka, picchiata e stuprata dal padre

Il legale dei fratelli di Azka Riaz ha riferito le loro testimonianze relative ai maltrattamenti e agli abusi che il padre li costringeva a subire.

Muhammad Riaz, padre di Azka, la 19enne uccisa a Trodica di Morrovalle, verrà ascoltato in tribunale per rispondere delle accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e omicidio preterintenzionale. L’uomo si trova attualmente detenuto nel carcere di Modena ed è difeso dal legale Laganà. I suoi tre figli sono rappresentati dal legale Paolo Carnevali e si sono costituiti parte civile. In un’intervista rilasciata al Resto del Carlino, Carnevali ha ripercorso i primi giorni dell’indagine, quando emersero le accuse di maltrattamento a carico di Riaz.

L’accusa di maltrattamenti

La morte della ragazza risale al 24 febbraio 2018. “I quattro figli non avevano parlato con nessuno”, ha raccontato il legale. “Ma i piccoli andavano male a scuola, erano stati bocciati e avevano il sostegno, e questo aveva già attirato l’attenzione dei servizi sociali. Il 17 aprile del 2017, il padre avrebbe litigato con la sorella di Azka e l’avrebbe ferita al braccio con un coltello. Poi se n’era andato e lei aveva chiamato il 118″. In seguito a quell’episodio, i medici hanno fatto partire il provvedimento per maltrattamenti. I fratelli minorenni sono stati allontanati dalla famiglia, ma Azka, ormai raggiunta la maggiore età, ha scelto di restare con il padre. “Probabilmente ha avuto paura, non sapendo dove andare”, è l’ipotesi dell’avvocato.

Sembra che la ragazza fosse in costante contatto con la madre, in Pakistan, attraverso Skype. La donna “diceva ai figli che sarebbe arrivata lei e avrebbe rimesso le cose a posto. Il padre minacciava di divorziare se i figli non gli obbedivano. Alla sorella minore di Azka avevano combinato un matrimonio quando aveva 9 anni, in Pakistan, con un 45enne”.

Gli abusi sulle figlie

Gli abusi sulle figlie femmine avrebbero avuto origine in Pakistan, quando erano ancora bambine. Muhammad ha negato le accuse di omicidio, ma non quelle di abuso, specificando “di non ricordare perché beveva molto e quindi avrebbe avuto dei ricordi confusi. I bambini però hanno confermato tutti, anche i piccoli se ne erano accorti. Uno aveva sentito le minacce ad Azka se si rifiutava di avere rapporti, un altro li aveva visti dal buco della serratura”. Per cercare di risparmiare gli abusi alla sorella, Azka avrebbe cercato di convincere il padre ad avere rapporti solo con lei. Nel corso degli anni, è rimasta incinta ed è stata costretta ad abortire tre volte mediante medicinali che Riaz si faceva inviare dal Pakistan.

Margherita Carlini, criminologa che affianca Carnevali al processo, ha spiegato che la sorella della 19enne “ha da sempre problemi di autolesionismo“. In un’occasione, sapendo che il padre stava per cacciare di casa due suoi amici, ha volontariamente ingoiato dello shampoo. “Altre volte aveva attacchi di panico, sveniva”, ha continuato la criminologa. “Dei due maschi più piccoli, uno è molto chiuso, non parla. Entrambi avevano già problemi a scuola, parlano ancora male l’italiano”.