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Morta suicida per quei video osé, i genitori: "Giustizia per Michela"

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I genitori della 22enne di Porto Torres morta suicida il 4 novembre del 2017 parte civile nel processo penale che inizierà il 27 febbraio.

La conferma direttamente dal legale della famiglia di Michela Deriu: i genitori della ragazza morta suicida a casa di un’amica a La Maddalena entreranno, come parte civile, nel processo penale che inizierà a Tempio (Sassari) il 27 febbraio 2019. Il procedimento è a carico di due giovani di Porto Torres accusati di diffamazione aggravata e morte della ragazza come conseguenza della diffusione di alcuni filmati che ritraevano la vittima durante un rapporto sessuale. “Ci sarà la costituzione di parte civile e i parenti di Michela saranno nel processo” sono state le parole dell’avvocato Arianna Denule, riportate da Unione Sarda.

Suicidio di Michela Deriu: i filmati nel fascicolo

A distanza di un anno e mezzo dai fatti i legali coinvolti nel processo hanno già avuto accesso agli atti delle indagini. Il dato saliente è la conferma definitiva dell’esistenza di almeno due filmati a luci rosse, la cui diffusione avrebbe condotto la 22enne al gesto fatale del 4 novembre 2017. Stando alle evidenze raccolte della polizia giudiziaria, quella sera la giovane si trovava nell’appartamento di una collega e amica a La Maddalena. Qui Michela si era rifugiata proprio dopo aver appeso della diffusione di quei fotogrammi così privati e proprio qui la ragazza si sarebbe infine tolta la vita. I file incriminati sarebbero stati recuperati nei dispositivi elettronici degli indagati.

Le prove

Agli atti risulterebbero anche le testimonianze di alcuni abitanti della cittadina sarda che confermano di aver visto i filmati. Infine, poco prima di suicidarsi, sarebbe stata la stessa Michela a manifestare il disagio e l’angoscia per quel clima che si era creato intorno a lei, con numerosi messaggi inviati alle amiche e alcuni biglietti scritti dalla ragazza nelle sue ultime ore di vita.

I debiti e le minacce

Altra circostanza che emerge chiaramente dagli atti del fascicolo sono i debiti della ragazza, a causa dei quali la la stessa avrebbe ricevuto pressanti richieste di denaro, fino a quella sospetta aggressione – nella quale la ragazza ha denunciato il furto di circa mille euro – qualche giorno prima del suicidio, In quell’occasione la ragazza aveva denunciato il furto di circa mille euro, che si pensò essere la prima tranche pagata da Michela in cambio dell’occultamento dei filmati. Ora gli ultimi sviluppi delle indagini, rivelano l’assenza di connessione tra i creditori di Michela e la diffusione dei filmati. Un fatto che potrebbe definirsi solo l’ultima goccia di un lungo processo di logoramento psicologico della giovane protagonista di un dramma che ricorda quello della 31enne Tiziana Cantone, scomparsa dopo la diffusione di un suo filmato a luci rosse.