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Anagni, imprenditore 40enne si toglie la vita nella sua concessionaria

Anagni, imprenditore suicida

Massimo Caldarozzi, imprenditore 40enne di Anagni, si è tolto la vita nella sua concessionaria. La polizia ha aperto un'indagine.

È stato trovato morto nella sua concessionaria di via Giminiani, ad Anagni, in provincia di Frosinone. La vittima è Massimo Caldarozzi, imprenditore 40enne e titolare dell’attività dove si è tolto la vita. La notizia è stata riportata da Fanpage. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Inutile ogni tentativo di rianimazione. Nell’autosalone sono giunti anche i familiari di Caldarozzi e i Carabinieri della compagnia di Anagni, incaricati di condurre l’indagine.

Tragedia ad Anagni

Da quanto emerso dalle prime analisi condotte dal medico legale, sembra che il decesso sia sopraggiunto per impiccagione. Al momento non è stato reso noto il movente che ha spinto l’imprenditore al suicidio. Secondo quanto riportato da InterNapoli, l’uomo avrebbe lasciato un biglietto d’addio su cui compare la scritta: “Scusatemi“. Massimo lavorava nella concessionaria, di sua proprietà, come responsabile commerciale e del costume service. Il suo autosalone era uno dei più noti nella zona. Sul sito dell’attività si legge: “Per la famiglia Caldarozzi non è semplice lavoro, ma una passione tramandata di padre in figlio”. Il corpo dell’imprenditore è esposto, per un ultimo saluto, presso la camera mortuaria dell’ex ospedale di Anagni. I funerali sono previsti per sabato 23 febbraio, alle ore 11.30, presso la Cattedrale di Santa Maria.

Padova, imprenditore 24enne suicida

Il 22 luglio 2018, un giovane imprenditore di soli 24 anni si è tolto la vita a Trabaseleghe, nel padovano. Da Milano Post si apprende che il tragico gesto è stato dettato dalla difficile situazione finanziaria in cui l’uomo versava. “Queste persone sono da considerarsi a tutti gli effetti vittime di un sistema malato”, ha commentato Roberto Capobianco, presidente nazionale dell’associazione delle piccole e medie imprese Conflavoro Pmi. “Sono da considerarsi morti bianche e le istituzioni non devono voltarsi dall’altra parte”.