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Gianni Alemanno condannato a sei anni di carcere per corruzione

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L'ex sindaco di Roma, in carica dal 2008 al 2013 Gianni Alemanno, è stato condannato a sei anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito.

Condannato in primo grado a sei anni con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito in uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo. Questa la sentenza emessa dalla seconda sezione penale del tribunale di Roma nei confronti di Gianni Alemanno.

L’ex di sindaco di Roma, in carica dal Maggio 2008 al Giugno 2013, ha avuto anche l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. Alemanno non potrà contrattare con la pubblica amministrazione per due anni. Inoltre, i magistrati hanno disposto un risarcimento nei confronti di Alemanno verso Ama e Roma Capitale, fissando una provvisionale di 50mila euro sia per la municipalizzata che per il Campidoglio. Tra le pene accessorie c’è anche la confisca di 298mila euro contro i 223mila chiesti dal pm Luca Tescaroli.

Alemanno non ci sta e si dichiara innocente, annunciando il ricorso in appello: “Una sentenza sbagliata. Ricorreremo sicuramente in appello dopo aver letto le motivazioni. Io sono innocente l’ho detto sempre e lo ribadirò davanti ai giudici di secondo grado”.

Accuse gravissime

Le accuse rivolte ad Alemanno, durante l’udienza del Febbraio 2018, erano molto gravi. Secondo i magistrati, l’imputato era un: “uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco, nel periodo 29 aprile 2008 – 12 giugno 2013 (e successivamente di consigliere di minoranza in seno al Pdl)”.

Avrebbe ricevuto oltre 220mila euro

Alemanno è accusato di aver ricevuto, tra il 2012 e il 2014, oltre 220 mila euro per operare contro i doveri del suo ufficio. Secondo l’accusa il denaro giungeva da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati e, in un secondo momento, versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta proprio da Alemanno.

Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha commentato la sentenza su Twitter: “Sentenza che potrà soddisfare tanti e scontentare tanti altri, ma sentenza! Ragioniamo insieme su come e quanto la cosa pubblica sia stata in passato asservita a logiche di mafia”.