> > Ormoni al posto del contraccettivo: il medico deve mantenere il bimbo

Ormoni al posto del contraccettivo: il medico deve mantenere il bimbo

Ormoni al posto di contraccettivo, medico condannato

La donna ha applicato a sua insaputa un cerotto per la terapia ormonale in menopausa. Medico condannato a versare 116mila euro.

Una donna si era rivolta a un medico per farsi prescrivere un contraccettivo, ma ha invece ottenuto una gravidanza indesiderata. L’episodio è accaduto a Milano e risale al 2009, secondo quanto si apprende da TPI. Il dottore ha sbagliato la prescrizione e ha somministrato alla paziente degli ormoni che hanno permesso il concepimento. Il tribunale di Milano ha dichiarato l’operatore sanitario colpevole “per danni da nascita indesiderata, per aver prescritto un farmaco non adatto alla contraccezione” e lo ha condannato a un “risarcimento del danno patrimoniale rappresentato dalle spese per mantenimento del minore nella misura di 116.237 euro“. La cifra corrisponde alle spese di mantenimento del bambino, che oggi ha 9 anni, fino al suo 20esimo compleanno.

Medico sbaglia contraccettivo

La paziente si era espressamente rivolta al medico spiegandogli di necessitare di un contraccettivo perché “la sua situazione familiare e patrimoniale” non le consentiva di avere un bambino e di dare inizio a un nuovo nucleo familiare. Tra le motivazioni addotte, ha indicato anche i problemi di salute del compagno. Il dottore le ha consigliato l’utilizzo di un cerotto che avrebbe dovuto rilasciare nel suo organismo un contraccettivo. Ma, dopo qualche mese, ha iniziato a manifestare i sintomi tipici della gravidanza, quali assenza di mestruazioni, nausee e aumento di peso. Il personale dell’Asl, dopo una visita, ha spiegato alla donna che ciò che aveva applicato sulla pelle era invece “un farmaco per la terapia ormonale delle donne in menopausa“.

Il medico, dopo la sentenza, ha chiamato in causa la propria compagnia assicuratrice, riporta Huffington Post, per far fronte alle spese previste per il mantenimento del bambino. Il giudice di Milano e, successivamente, la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta, che è stata però accolta dalla Cassazione.