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Il donatore si ritira, Renzo muore: la figlia "Vorrei sapere perché"

Donatore si ritira all'ultimo, Renzo muore

La moglie di Renzo Bertossi: "Se sei un donatore e ti ritiri diventi un assassino, ci vorrebbe una legge".

Non si dà pace la figlia di Renzo Bertossi, il 68enne di Bressa di Campoformido, in provincia di Udine, scomparso nel dicembre 2018, a pochi giorni da Natale. L’uomo, padre di famiglia, da circa un anno stava lottando contro una forma tumorale chiamata mielofibrosi che lo aveva ridotto in fin di vita, ma finalmente i medici gli avevano prospettato una possibilità di salvarsi. Renzo si sarebbe dovuto sottoporre a un trapianto di midollo osseo. Tutto sembrava andare per il verso giusto: il centro trapianti aveva trovato un midollo compatibile al 100%. Ma a pochi giorni dall’intervento, il donatore si è ritirato.

Il ritiro del donatore

Tutto era pronto all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, ma la speranza si è spenta pochi giorni prima dell’ingresso di Renzo in sala operatoria. I medici hanno dato inizio a una vera e propria corsa contro il tempo per cercare un altro donatore compatibile, ma ogni tentativo si è rivelato inutile. Le figlie sono state sottoposte ai test per verificare la compatibilità e sono state testate anche le cellule staminali arrivate appositamente dagli Stati Uniti, ma niente di tutto ciò è bastato.

“Ti sembra una presa in giro, perdonare è difficile“, ha ammesso Antonella, una delle figlie di Renzo, come si apprende da Fanpage. “Ha lavorato tanto senza mai farci mancare nulla, per lui la famiglia era tutto”. La moglie, Nadia, ha raccontato che “era convintissimo di guarire e di tornare a casa in primavera. Ogni giorno ringraziava il donatore. Era un uomo speciale, e poi era bello. Per strada lo scambiavano per Stefano Tacconi, l’ex portiere della Juventus”. La donna ha poi lanciato un appello al donatore: “Se ci dice perché non è venuto ci farebbe un favore. Spero non sia intervenuto perché ha avuto una cosa grave, solo così potrei perdonarlo”.

La moglie: “Diventi un assassino”

Quando è giunta la notizia del ritiro, Nadia era col marito. “C’è stato un momento di silenzio assoluto, poi ha subito reagito con forza e ha detto: ‘In qualche modo faremo’. Era lui che dava coraggio a tutti. Mi dispiace per il donatore, perché capisco che possa essergli successo qualcosa. Però dico anche che se sei un donatore sei bravissimo, ma non donando diventi un assassino. Ci vorrebbe una legge: se il donatore si vuole ritirare può farlo, giustamente. Però prima che comincino le chemio di preparazione al trapianto. Perché altrimenti così è difficile da accettare”.