> > Mafia, 32 arresti nel blitz antidroga a Palermo: oltre 200 "clienti"

Mafia, 32 arresti nel blitz antidroga a Palermo: oltre 200 "clienti"

Blitz antidroga a Palermo

Fiumi di cocaina nella "Palermo bene", sgominata la rete mafiosa di narcotraffico: tra i clienti anche dentisti, avvocati e imprenditori.

La coca molto spesso era una “birra”, un “caffè”. Cosa Nostra spa dirigeva una rete di spaccio h24, con tanto di consegna a domicilio: un clan di esperti del marketing, efficienza e affari d’oro. Il racket contava oltre 200 “insospettabili” clienti: “Compare me la porti”, “Amico mio ti aspetto”, “Gioia fai in fretta” si legge nelle intercettazioni tra i responsabili del narcotraffico e gli acquirenti, molto spesso dentisti, architetti, commercianti, ristoratori e imprenditori. Le indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo in coordinamento con la direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno sgominato la fitta rete d’affari di stampo mafioso: in carcere 32 persone tra boss e affiliati al gruppo di Porta Nuova. I proventi del traffico di droga venivano reinvestiti in attività commerciali e in visite guidate.

Matteo Salvini esulta sui social: “La giornata inizia bene, siamo orgogliosi delle nostre forze dell’ordine”.

Il sistema di narcotraffico

Lo spaccio di droga veniva regolato da meccanismi tali da garantire ai fedelissimi un servizio attivo 7 giorni su 7: gli spacciatori si davano il cambio seguendo un sistema di turni, la cocaina veniva recapitata ai clienti direttamente a casa, si poteva dilazionare il pagamento con delle rate e non mancavano neanche le offerte “Prendi due e paghi uno”. In questa indagine coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca, dai sostituti Maurizio Agnello e Amelia Luise e dall’aggiunto Salvo De Luca, si conferma l’idea di un’organizzazione mafiosa d’ispirazione aziendale. Cambiano gli interpreti dopo gli ennesimi blitz delle forze dell’ordine ma non si modifica il piano di business: in questo clan, tra i più influenti di Cosa Nostra, retto dai fratelli Gregorio e Tommaso Di Giovanni (già in carcere nell’ambito di una precedente inchiesta) i manager vengono sapientemente sostituiti in un meccanismo ben oleato, in cui a comandare è la continua e persistente ossessione per il denaro.