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Zen di Palermo, uccisi padre e figlio. Il killer: "Dovevo difendermi"

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Uccisi a colpi di pistola padre e figlio. A sparare un vicino di casa. All'origine del delitto un rimprovero e forse avance ad una ragazza.

E’ reo confesso Giovanni Colombo, autore del duplice omicidio avvenuto nel tardo pomeriggio del 14 marzo 2019 allo Zen di Palermo. A rimanere uccisi Antonino e Giacomo Lupo, rispettivamente padre e figlio di 53 e 19 anni. Quando il killer è uscito dagli uffici della Squadra mobile pare che abbia alzato il pugno in segno di vittoria.

Il rimprovero

“Sono stati raggiunti da almeno 11-12 colpi. L’arma è stata acquisita agli atti e ora dovremo accertare se c’è compatibilità con quanto riscontrato dal personale della Scientifica” riferiscono gli investigatori, come riporta Palermo Today. Stando alle dichiarazioni rilasciate da Giovanni Colombo, all’origine del duplice delitto alcune tensioni tra le due famiglie, vicine di casa.

“Avevo rimproverato il fratello di Giacomo e ieri sera (14 marzo 2019, ndr) ho visto lui e suo padre venire sotto casa per chiarire quanto accaduto” avrebbe dichiarato il reo confesso agli inquirenti. Forse la discussione sarebbe sorta per delle avance ad una ragazza.

“Ho sparato per paura”

Ai magistrati che l’hanno interrogato Giovanni Colombo avrebbe riferito che aveva paura di Giacomo e Antonino e per questo motivo, sapendo che ci sarebbe stato un “chiarimento” per quel rimprovero, si è munito di pistola. La discussione tra i tre sarebbe quindi degenerata, fino a quando il 26enne ha estratto la pistola e cominciato a sparare. Alcuni colpi hanno raggiunto i due uomini, caduti a terra feriti.

Inutile la corsa in ospedale, padre e figlio sono morti prima del ricovero. “Sono stato io a sparare e l’ho fatto per difendermi. Ero da solo” avrebbe quindi ribadito Giovanni Colombo davanti al pm Ilaria De Somma. Il racconto del giovane sarebbe apparso credibile.