Si tratterebbe ‘solo’ di un tragico incidente. Si fa strada con forza questa ipotesi in seguito all’interrogatorio dei genitori dei fratelli di 14 e 11 anni di origine kenyota morti a Bologna dopo essere precipitati dall’ottavo piano di un palazzo sabato 23 marzo in via Quirino di Marzio. Il procuratore capo di Bologna del resto ha evidenziato come tutto faccia pensare a una “disgrazia”.
L’interrogatorio
Il padre avrebbe rivelato che i due figli erano in castigo: “Ero arrabbiato con loro perché li avevo mandati a fare la spesa e non mi avevano portato il resto giusto. Allora ho chiuso la porta di casa per punizione, in modo che non potessero uscire, e sono andato a fare la doccia”. Lo riferisce Sky Tg24. Successivamente i ragazzi sono caduti e ad avvisare il papà è stato un vicino (la moglie non era presente). Gli inquirenti hanno ritenuto attendibile la versione dell’uomo: nei suoi confronti non è scattata alcuna misura. Venerdì la mamma aveva rimproverato uno dei figli perché in possesso di un telefonino non di sua proprietà: aveva raccontato una bugia in proposito. Lo ha detto la stessa donna nel corso dell’interrogatorio.
La Onlus
La tragedia si è consumata in un appartamento (messo poi sotto sequestro) dove vivono anche il fratello (2 anni) e la sorella (8 anni) delle vittime. L’abitazione appartiene a una Onlus della città emiliana legata ai Servizi Sociali. Annalisa Faccini, responsabile del pronto intervento sociale del Comune, ha sottolineato quanto segue: “Il nucleo familiare non era seguito in maniera specifica. Risultano contatti per sostegni economici, da qualche anno”.