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Torino, picchiata e costretta a prostituirsi dal marito

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Segregata e costretta a prostituirsi, per poi vedersi sottrarre i soldi. Gli abusi terminati solo quando si è rivolta al Telefono Rosa.

Ennesima storia di sopraffazione e violenza, questa volta andata in scena a Torino. Picchiata a sangue dal marito, e obbligata a prostituirsi, anche durante la gravidanza. Per poi essere privata dei guadagni, e lasciata senza alcuna possibilità di comprare cibo e pannolini al figlio piccolo. Tanto da portarla a chiedere aiuto ai clienti.

Dura condanna per il marito

Questo è quanto emerso nel corso del processo a carico del 39enne Raffaele F, condannato in prima grado ad una pena di 8 anni e 9 mesi di reclusione, riconosciuto colpevole dei reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e induzione e sfruttamento della prostituzione. Abusi che – come riporta il quotidiano La Repubblica – sarebbero iniziati nel 2012, e sarebbero cessati solo nel mese di marzo 2019, quando la ragazza ha trovato il coraggio di rivolgersi al Telefono Rosa per richiedere aiuto.

Stando a quanto ricostruito nel corso del processo, la ragazza – di origine romene ma residente in Italia fin dall’infanzia – avrebbe conosciuto il suo aguzzino in un bar. L’uomo la avrebbe poi convinta a lasciare la scuola e ad andare a vivere con lui. Poco dopo però hanno avuto inizio le violenze. Il suo compagno la ha segregata in un appartamento, obbligandola a prostituirsi, e picchiandola – come testimoniato dai vicini di casa – in numerose occasioni.

Violenze che non si sono fermate nemmeno davanti alla nascita dei due figli, a cui l’uomo non ha mai provveduto in alcun modo.

La richiesta di aiuto

Una situazione insostenibile, che ha portato la donna a richiedere aiuto al telefono Rosa. Che ha immediatamente sporto denuncia, grazie alla quale è stata avviata un’inchiesta penale. La vittima, costituitasi parte civile nel processo a carico dell’ex, ha visto riconoscersi al Tribunale una provvisionale di 60 mila Euro.